sabato 25 luglio 2020

Recensione Il portale degli Obelischi N. K. Jemisin




Il portale degli Obelischi
Autore: N. K. Jemisin
Traduttore: Alba Mantovani
Casa Editrice: Mondadori
Prezzo: 14,25 euro 
Genere: Fantascienza
Vol. 1 di 3
Pagine: 490
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Ciao Lettori!

Oggi torniamo a parlare della trilogia della terra spezzata e di N.K. Jemisin, in particolare del secondo volume Il portale degli Obelischi, uscito a Maggio per la Mondadori.
Se avete letto la recensione de La Quinta Stagione (e se non lo avete fatto potete recuperarla qui), saprete che è stato un libro che mi ha conquistata per diversi motivi.
Purtroppo non posso confermare la mia opinione sul secondo capitolo di questa saga, che ahimè, ho trovato davvero sottotono rispetto al primo.

Vi lascio una brevissima sinossi, per coloro i quali si erano già addentrati nella lettura del primo volume e hanno bisogno di un recap. Sconsiglio la lettura della trama a chi, invece, desidera leggere la saga. Potete scrollare un pò in giù e passare subito al commento che sarà senza spoiler.

La Stagione della fine si fa sempre più buia, mentre la civiltà sprofonda in una notte senza termine. Essun ha trovato un luogo dove rifugiarsi, ma soprattutto ha trovato Alabaster, sorprendentemente ancora vivo; ha inoltre scoperto che è stato lui, ormai in procinto di trasformarsi in pietra, a provocare la frattura nel continente e a scatenare una Stagione che forse non terminerà mai. E ora Alabaster ha una richiesta da farle: deve usare il suo potere per chiamare un obelisco. Agendo così, però, segnerà per sempre il destino del continente Immoto. Nel frattempo, molto lontano, anche Nassun, la figlia perduta di Essun, è forse approdata in un luogo dove sentirsi a casa, dove coltivare la sua straordinaria dote di orogenia, per diventare sempre più potente. Ma anche Nassun dovrà compiere scelte decisive, in grado di mutare il futuro del mondo intero.


Credits: Gallifreievermore
Lo stile della Jemisin ne Il portale degli Obelischi è rimasto praticamente invariato, bellissimo certamente come suo solito, ma è sicuramente stato molto meno coinvolgente in quanto l'evoluzione della trama, non ha consentito di applicare grandi espedienti narrativi ad effetto, di cui lei è davvero maestra.

La trama si dipana lentamente, si ritrovano i personaggi che avevamo lasciato nel primo capitolo di questa saga e molte figure iniziano ad essere delineate meglio. Si inizia a comprendere bene chi siano i custodi e come nasca il loro potere per esempio, ed il point of view cambia. Si alternano capitoli dedicati a Essun con capitoli dedicati a Nassun due figure che non spiccano molto e rendono il romanzo statico.

Essun dopo tanto combattere e rinconrrere la figlia dispersa, fa prevalere l'istinto di sopravvivenza su quello materno, e si ferma a Castrima, una città sotterranea, all'interno della quale si ambienteranno la maggior parte delle sue vicende, di cui le uniche davvero interessanti saranno i flashback dei ricordi della sua esperienza al Fulcro che si mescola a quella di Tonkee, altro personaggio intrigante che è stato un po' approfondito in questo volume, ma non abbastanza.
E' manifesta la volontà dell'autrice di creare personaggi che siano umani, che sbaglino e che attraverso l'errore riescano comunque a creare un momento di crescita, ma con Essun è visibile solo una involuzione, in quanto compie azioni non sense, controcorrente rispetto alla caratterizzazione che ne aveva dato nel capitolo della saga precedente.

Le vicende di Nassun, invece, sono quelle che danno un po' di twist alla storia, con lei viene introdotto il tema del viaggio come momento topico per il cambiamento in cui si vede il suo passaggio dall'infanzia all'adolescenza. Mette da parte il suo amore incondizionato di bambina nei confronti del padre ed impara a sfruttarlo per sopravvivere, ha un moto di ribellione anche nei confronti degli insegnamenti della madre,  non vedendoli più come un modo per proteggerla, ma come una crudele coercizione.

Sullo sfondo delle loro vicende, infine, aleggia un monito che la Jemisin lancia fra le righe ed è che le catastrofi, quando si abbattono, colpiscono tutti indistintamente, sia le vittime che i carnefici.

Anche le tematiche restano pressoché le stesse, compresa quella relativa alle discriminazioni sociali, in questo caso i riferimenti sono mirati al tema della diversità. Nassun vive il disagio di dover negare la sua condizione di orogena, che il padre vuole a tutti i costi "curare" e per la quale è costretta a subire violenze psicologiche e fisiche. Il suo percorso rappresenta una vera e propria scoperta di sé e dell'affermazione della propria natura, un messaggio forte e disperato che arriva al lettore e infonde speranza e conforto, a ognuno di noi è concesso di essere come vogliamo, basta solo avere il coraggio e la perseveranza di affermarsi nel mondo esattamente per come desideriamo essere e non per come gli altri ci vogliono far apparire.

 Nel complesso parliamo comunque di un libro di alto livello, che sicuramente si fa leggere molto più facilmente rispetto a La Quinta Stagione, poiché l'ambientazione ed il contesto sono sicuramente più familiari, anche se le aspettative vengono un po' deluse, perché comunque la trama è sempre molto fumosa. Mentre ci si sarebbe aspettati qualche chiarimento in più, altra carne viene messa a cuocere.
Aspetteremo dunque con trepidazione il terzo volume di questa trilogia interessantissima per vedere se la conclusione sarà degna del suo inizio.

Ringrazio Beatrice e Yelena per aver organizzato l'evento in collaborazione con Mondadori, vi lascio il banner in modo che possiate dare un'occhiata anche agli altri articoli che sono usciti nei giorni trascorsi sempre riguardo a questo chiacchieratissimo titolo.


2 commenti:

  1. In questo libro ho sentito tutto il peso di un romanzo di passaggio. Comunque tu sei sempre puntuale nelle tue analisi

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  2. Bravissima come sempre, concordo in pieno! Proprio un romanzo di passaggio, come mi dicevi credo che nel terzo ci sarà veramente tantissima roba da affrontare

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