giovedì 24 giugno 2021

La Repubblica del Drago Recensione








Salve lettori e ben ritrovati!

Pensavo che questo articolo non avrebbe mai visto la luce, perché il primo volume di questa saga ossia La guerra dei papaveri, per me é stato davvero un disastro (qui trovate la recensione), per cui non avevo assolutamente in programma di continuare la saga in quanto messa sul mucchio dei: Ma che cos'hanno letto i miei poveri occhi! Eppure devo ringraziare l'impegno di Alessandra del blog RaggyWords per aver organizzato l'evento e la Mondadori per il file digitale, per avermi in qualche modo convinta a proseguire. Nella vita davvero mai dire mai!


Inizio ad anticipare che, a mio modesto parere, La Repubblica del Drago, é stato moooolto più bello del primo libro, il quale mi chiedo perché mai abbia visto la luce, ma vabbè...perdono alla Kuang questa defaillance SOLO perché ha saputo riprendersi alla grande.

 Vi lascio le due trame e poi andró a sproloquiare debitamente sull'argomento:


La Guerra dei papaveri:
 Orfana, cresciuta in una remota provincia, la giovane Rin ha superato senza battere ciglio il difficile esame per entrare nella più selettiva accademia militare dell’Impero. Per lei significa essere finalmente libera dalla condizione di schiavitù in cui è cresciuta. Ma la aspetta un difficile cammino: dovrà superare le ostilità e i pregiudizi. Ci riuscirà risvegliando il potere dell’antico sciamanesimo, aiutata dai papaveri oppiacei, fino a scoprire di avere un dono potente. Deve solo imparare a usarlo per il giusto scopo...

Rin ha passato a pieni voti il kējǔ, il difficile esame con cui in tutto l'Impero vengono selezionati i giovani più talentuosi che accadranno a studiare all'Accademia. Ed è stata una sorpresa per tutti: per i censori, increduli che un'orfana di guerra della provincia di Jī potesse superarlo senza imbrogliare; per i genitori affidatari di Rin, che pensavano di poterla finalmente dare in sposa e finanziare così la loro impresa criminale; e per la stessa Rin, finalmente libera da una vita di schiavitù e disperazione. Il fatto che sia entrata alla Sinegard – la scuola militare più esclusiva del Nikan – è stato ancora più sorprendente. Ma le sorprese non sono sempre buone. Perché essere una contadina del Sud dalla pelle scura non è una cosa facile alla Sinegard. Presa subito di mira dai compagni, tutti provenienti dalle famiglie più in vista del Paese, Rin scopre di avere un dono letale: l'antica e semileggendaria arte sciamanica. Man mano che indaga le proprie facoltà, grazie a un insegnante apparentemente folle e all'uso dei papaveri da oppio, Rin si rende conto che le divinità credute defunte da tempo sono invece più vive che mai, e che imparare a dominare il suo potere può significare molto più che non sopravvivere a scuola: è forse l'unico modo per salvare la sua gente, minacciata dalla Federazione di Mugen, che la sta spingendo verso il baratro di una Terza guerra dei papaveri. Il prezzo da pagare, però, potrebbe essere davvero troppo alto.

La Repubblica del Drago:
 Già tre volte nella sua storia il Nikan ha dovuto combattere per sopravvivere alle sanguinarie Guerre dei papaveri. Il terzo conflitto si è appena spento, ma Rin, guerriera e sciamana, non può dimenticare le atrocità che ha dovuto commettere per salvare il suo popolo. E ora sta scappando, nel tentativo di sfuggire alla dipendenza dall'oppio e agli ordini omicidi della spietata Fenice, la divinità che le ha donato i suoi straordinari poteri. Solo un desiderio la spinge a vivere: non vuole morire prima di essersi vendicata dell'Imperatrice, che ha tradito la sua patria vendendola ai nemici. E l'unico modo per farlo è allearsi con il signore di Lóng, discendente dell'ultimo Imperatore Drago, che vuole conquistare il Nikan, deporre l'Imperatrice e instaurare una repubblica. Né l'Imperatrice, né il signore di Lóng, però, sono ciò che sembrano. E più Rin va avanti, più si rende conto che per amore del Nikan dovrà usare ancora una volta il potere letale della Fenice. Non c'è niente che Rin non sia disposta a sacrificare per salvare il suo paese, e ottenere la sua vendetta. Così si getta di nuovo nella lotta. Perché in fondo lottare è ciò che sa fare meglio.



La Repubblica del Drago è un libro davvero molto intenso, ricco di colpi di scena piccoli e grandi, soprattutto sul finale, che il lettore non si aspetta e contribuiscono indubbiamente a rendere la storia scorrevole ed interessante. 

È intenso anche per la quantità di tematiche affrontate con una qualità di concetti e contenuti ineccepibili. Gli orrori della guerra sono descritti con estrema vividitá, e questo aiuta molto a incastonare problemi gravi come possono essere lo stress post-traumatico dei soldati, o il fenomeno dei profughi di guerra. La Kuang é bravissima a metterci difronte a delle situazioni talmente orrorifiche e talmente realistiche che é impossibile non comprendere ed empatizzare con le scelte di queste persone. Il tema dei profughi e degli sfollati, in particolare, l'ho sentito davvero molto attuale e vicino, soprattutto perché l'Italia é attualmente coinvolta in una situazione del genere, e bisognerebbe essere meno schizzinosi nei confronti di queste persone che sono solo in cerca di aiuto e di una vita migliore.

C'è anche una forte componente geopolitica e strategica che mi é piaciuta tanto, in quanto ha dato alle situazioni quel piglio in più che di solito manca nel genere epico contemporaneo. Mi é piaciuto vedere come i protagonisti si preparavano meticolosamente ad affrontare le battaglie, e come per un dettaglio si possa rovesciare una situazione da positiva in negativa.

Tutta la battaglia sul piano politico é davvero ben studiata, ed estremamente realistica, la Kuang ci pone problemi che non sarebbe impossibile riscontrare nel nostro sistema sociale, l'autrice ha studiato ogni mossa e si vede perché nulla viene lasciato al caso, cita spesso manovre di famosi strateghi quali Sun Tsu e non perde un colpo.

Mi é piaciuto soprattutto il fatto che gli scontri fossero perlopiù navali, e questa é una cosa di cui poco si legge, poiché é necessario approfondire la conoscenza delle imbarcazioni, delle tecnologie marittime, della terminologia, che non é scontato che il lettore conosca, é stato un'azzardo, ma davvero ben riuscito.

Terminerei con la cosa che ho apprezzato meno, ossia i personaggi.
Rin la protagonista, per me continua ad essere scialba, insulta ed inadatta al suo ruolo, si sente la mancanza di un buon protagonista con una verve attrattiva, anche se il tutto é compensato dai molteplici personaggi secondari che rubano continuamente la scena e rendono la storia interessante ed affascinante, i miei preferiti sono stati Kitay e Vaisra, ma non posso dire di più, perché qualsiasi altra affermazione potrebbe essere uno spoiler.

Che dire, sono davvero entusiasta di questa lettura che non ha nulla a che vedere con il primo volume, quindi io vi consiglierei di proseguire, staremo poi a vedere come si concluderà questa saga che mi ha saputo davvero stupire.