martedì 28 dicembre 2021

The furry thing Kamwei Fong


Ciao lettorə,

Se anche voi siete de* gattarə  sfegatatə, siete nel posto giusto poiché oggi parleremo di The Furry Thing, un catalogo delle opere più simpatiche e famose dell'artista Kamwei Fong, il quale é diventato famoso per le sue rappresentazioni di felini, tanto che anche Uniqlo ha utilizzato uno dei suoi gatti come "fashion icon" di una delle sue collezioni.

Inoltre, attualmente, molti dei suoi lavori sono esposti in diverse gallerie d'arte fra cui quelle di Parigi e Taiwan, ma infondo, diciamoci la verità, chi non apprezza i suoi disegni o odia i gatti o mente.

In Italia attualmente, i suoi lavori sono stati pubblicati dalla BeccoGiallo (che ringrazio per la copia omaggio) in un albo che raccoglie alcune delle sue opere più famose e belle.


Ma cosa bisogna aspettarsi aprendo questo libro?

Gatti

Gatti in tutte le loro forme, espressioni, atteggiamenti, attitudini.

Chi, come me, possiede un gatto non può fare a meno di constatare quanto sia stato accurato il lavoro di Fong nel raccogliere, studiare e riportare su carta le vibes che sono in grado di trasmettere questi bellissimi animali attraverso il loro sguardo e la loro posa.

L'artista infatti basa l'efficacia della sua arte sulla semplicità, le sue illustrazioni sono tutte in scale di grigi, bianco e nero e tutti i soggetti ritratti, non hanno altro che corpo orecchie ed occhi, per trasmettere a chi li osserva sensazioni di vario genere.

Semplicità e ricercatezza sono temi ricorrenti nello stile dell'artista che sfrutta l'antichissima tecnica del tratteggio incrociato per riprodurre in maniera singolare forme e volumi. 

Il tratteggio, in genere, è la prima cosa che apprende un artista e viene in genere utilizzata per le bozze dei disegni, per creare un'idea di ciò che poi sarà il chiaroscuro o lo studio del volume dell'opera.
Kamwei Fong invece fa di questa tecnica per le bozze, il suo tratto distintivo. Nel libro infatti, viene spiegato dallo stesso artista, attraverso una sorta di intervista, il making of dei suoi disegni, ed é stato davvero interessante scoprire come sia iniziato il suo percorso.

I suoi "ritratti" felini, sono spesso accompagnati dalle frasi dell'autore che dovrebbero spiegare la provenienza dell'ispirazione.

Che dire ancora? Penso che sia il libro che ogni gattarə che meriti tale titolo, debba possedere nella sua libreria anche solo per collezione.

Spero di avervi incuriositə e se non l'ho fatto io, passate dalle mie colleghe che sicuramente sapranno accattivarvi.

Alla prossima!

venerdì 17 dicembre 2021

Intervista a Caterina Costa


Ciao Caterina, prima di iniziare vogliamo ringraziarti per il tempo che ci dedicherai e farti i complimenti per
il tuo lavoro.
La prima domanda che vogliamo farti è la seguente:
- Come mai hai deciso di suddividere ogni storia in una striscia di quattro quadrati? E’ un formato che ti è
stato richiesto da altri o da esigenze esterne, o che hai deciso tu in maniera indipendente?

Forse mi sono involontariamente ispirata ad altri webcomic che ho visto negli anni, ma la ricordo
come una scelta molto naturale. Inoltre, postando su Instagram, questa struttura rende molto più
facile la condivisione dei miei lavori, perché la somma delle vignette quadrate è sempre un
quadrato.

- La forza del tuo lavoro è anche nella sua brevità, ma hai mai pensato di creare una storia molto più lunga,
magari una graphic novel completa, partendo da una o più strisce?

È sicuramente qualcosa che mi piacerebbe molto fare! Il primo esperimento con storie più lunghe è
stato con il mio primissimo libro, Vita da Pomodoro, un’antologia realizzata insieme ad altre 6
fumettiste.
È stato molto difficile per me scrivere qualcosa di più lungo, perché in genere nei miei lavori cerco
sempre di trasmettere un’emozione, una sensazione, un concetto, e per questo tipo di
comunicazione la vignetta breve è ciò che più mi è congeniale.
Al momento sto cercando di leggere più fumetti e di imparare a narrare storie più lunghe, perché
penso che potrei farne qualcosa di bello!

- Ci racconti la tua esperienza dell’Inktober e di cosa ti ha insegnato come fumettista? In futuro pensi che
parteciperai nuovamente all’evento?

Per me l’Inktober del 2018 è stato la svolta, mi ha cambiato la vita.
È iniziato tutto come un gioco, un esperimento, ma mi ha portato tante cose fantastiche.
Ho deciso di fare un fumetto al giorno anziché un’illustrazione e ho scoperto la mia vocazione!
Intanto mi ha fatto capire che sono in grado di produrre tanto in poco tempo, perché le parole a cui
ispirarsi uscivano il 1 ottobre e ogni giorno c’era una nuova parola da usare, io all’epoca andavo in
università tutti i giorni e da pendolare tornavo spesso a casa verso le 20. Però ce l’ho fatta! Ogni
sera mi mettevo lì e creavo i miei fumetti.
È stato anche l’inizio del mio successo su internet, perché dai miei fumetti per l’Inktober è arrivata
la prima ondata di lettori su Instagram.
Penso parteciperò ogni anno e spero di riuscirci ancora!

- Abbiamo notato che molti colori – ad esempio il giallo - sono ricorrenti: c’è un criterio particolare dietro
questa scelta? E quali tecniche e/o strumenti grafici usi per creare i tuoi disegni?

La scelta di usare il giallo è stata casuale, è sempre stato uno dei miei colori preferiti.
Disegnando e sperimentando mi sono accorta che stava meglio di altri colori come sfondo, faceva
risaltare le immagini in primo piano e illuminava la scena.
Durante gli anni ho usato diverse tecniche, ho iniziato con la china su carta e le Bic, ho usato
Photoshop, Paint Tool Sai, gli acquerelli… Ora uso Procreate su un iPad 2018, che penso sia il
software meglio sviluppato per i disegnatori. Il suo unico problema sono i livelli limitati, però in
confronto a Photoshop o ad altri programmi conosciuti ha dei pennelli meravigliosi e insuperabili.

- Nelle note del tuo libro racconti che il tuo primo approccio al mondo dei fumetti sono stati i cartoni
animati che vedevi da piccola: quali erano i tuoi preferiti? E oggi, invece, quali sono le tue fonti di ispirazioni
principali?

Il primissimo che ho iniziato a ridisegnare penso sia stato Futurama, sapevo tutti i personaggi a
memoria e i miei compagni di classe mi chiedevano sempre di disegnarli per loro.
Poi A tutto Reality, che è stato il cartone animato che mi ha fatto iniziare a disegnare in digitale.
Avevo un gruppo di amici a distanza, nato su Facebook, in cui ognuno si creava il suo personaggio in
stile ATR e insieme giocavamo e ci sfidavamo a gare di disegno. È iniziato tutto da lì!
Oggi invece non ho più un’ispirazione precisa, ormai il mio tratto e il mio stile sono abbastanza
radicati da non aver bisogno di copie così fedeli. Questo non significa che abbia smesso di
sperimentare!
Spesso mi piace provare a cambiare stile, fare qualcosa di più cartoon o di più realistico, cambiare il
tratto e i colori… solo che ora sono tutti esperimenti che partono da me.

- Ti piace la cultura giapponese, nello specifico i manga e gli anime? E, invece, nel panorama italiano c’è
qualche fumettista che ti ha ispirato o che ti senti di consigliare?

Da bambina guardavo tanti anime e leggevo qualche manga, ho avuto un periodo attorno agli 11
anni in cui ho provato a ricrearne lo stile ma non faceva per me. Ho iniziato a creare fumetti per
puro caso, sono sempre stata interessata sia all’animazione che all’illustrazione e il fumetto è ciò
che univa queste due tecniche al meglio. Quindi non ci sono veri spunti a cui mi sia ispirata, non
sono mai stata una grande lettrice di fumetti (anche se di fiera in fiera mi è venuta sempre più
voglia di iniziare) fatta eccezione per Dylan Dog e W.I.T.C.H..

- Hai dei nuovi progetti in lavorazione? Cosa ti piacerebbe creare prossimamente? Ci puoi dare qualche
anticipazione o è ancora tutto segreto?

Per il momento sono abbastanza ferma, fatta eccezione per la mia piattaforma su Webtoon che è
stata appena aperta e mi sta portando molte soddisfazioni!
Spero di avere presto qualche progetto nuovo!