Ero entusiasta quando mi è stata proposta la lettura di Sole nero per questo review party organizzato da Francesca di Coffee & books per Mondadori.
Finalmente un libro che si facesse portatore di inclusività ambientato in America in epoca precolombiana, insomma tanta roba, per chi come me è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Purtroppo però questa è stata una lettura amarissima, perché poco curata sotto troppi aspetti.
Una delusione davvero cocente, anche se l'autrice è partita con tutte le migliori intenzioni purtroppo non è riuscita a comunicare nel modo giusto ciò che avrebbe voluto.
Intanto vi lascio la trama e qualche informazione generica e subito dopo trovate come sempre il mio commento:
Nella città sacra di Tova, il solstizio d'inverno è un momento di celebrazioni e rinnovamento, ma quest'anno coincide con un'eclissi di sole, un evento astronomico raro che i Sacerdoti del Sole vedono come una rottura dell'equilibrio globale. Nel frattempo, una nave proveniente da una città lontana sta per arrivare a Tova proprio per il solstizio. La sua capitana, Xiala, una Teek caduta in disgrazia, ha il dono di un Canto in grado di placare le acque e sconvolgere le menti; trasporta un passeggero, Serapio, un giovane cieco, sfregiato, totalmente innocuo. Ma Xiala sa fin troppo bene che, di solito, quando un uomo è definito "innocuo", finisce per diventare il malvagio della storia. Animata da una serie di personaggi indimenticabili, l'avventura narrata da Rebecca Roanhorse esplora temi come la decadenza del potere, il peso della storia, la lotta degli individui contro le convenzioni sociali e le ferite del loro passato.
Editore: Mondadori (16 Maggio 23)
Copertina Flessibile: 588 pagine
Traduttore: Andrea Cassini
Prezzo: 17€
Titolo originale: Black sun
Partiamo dal fatto che personalmente non avevo assolutamente compreso, almeno inizialmente, che l'ambientazione fosse collocata nell'America Precolombiana, pensavo si trattasse di un mondo inventato, questo perché l'autrice non fornisce molti elementi identificativi del luogo e del periodo storico, lasciando libera interpretazione a* lettorə.
La tecnica dello show don't tell, è purtroppo relegata solo all'ambito del world building che lo rende sciapo e senza colore, un vero peccato perché di materiale a disposizione per creare qualcosa di bello ne aveva tanto. Tutto il resto del libro invece, è costellato di spiegoni e digressioni lunghe ed inutili, spesso utilizzate male e decontestualizzate che in molti casi spezzano il pathos che crea con tanta fatica, poiché i momenti salienti sono pochi e appunto poco enfatizzati.
Purtroppo questo stile farraginoso accompagnato da una scrittura poco curata, e troppo sempliciotta, rendono la narrazione noiosa.
La costruzione dei personaggi è forse la cosa più deludente. L'intenzione era quella di creare situazioni inclusive, inserendo personaggi bisessuali, agender, disabili. Il problema è che la rappresentazione non é stata assolutamente studiata in modo da non ricadere nei soliti troope, rovinando non poco il suo lavoro.
Un merito le va dato ed é quello di essersi documentata prima di trattare il tema della cecità, anche se davvero non basta a smontare i tanti cliché messi in campo, come ad esempio il fatto che una persona disabile debba per forza avere delle "super capacità" che compensino ciò che le manca.
Insomma é una lettura da cui mi aspettavo tanto, ma che mi ha lasciato nulla e mi dispiace tantissimo perché di potenziale ne aveva davvero davvero molto.
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