venerdì 26 novembre 2021

Io, i miei mostri e me Caterina Costa alias Cheit.jpg recensione


Ciao Lettor3,

Bentrovat3 su questi schermi, quella che state per leggere oggi penso sia la recensione più difficile che io abbia mai scritto. 

Chi mi segue di solito, sa che io scrivo sempre in maniera estremamente oggettiva, cosa che oggi purtroppo mi viene difficile da fare, perché la raccolta di Cheit.jpg é un qualcosa che più che essere letto va sentito.

L'opera é una raccolta di tavole quasi tutte composte da quattro riquadri, che tratta dei temi più disparati: amore, amicizia, paura, ansia, depressione, abbandono.
Un'insieme di sentimenti che appartengono ad ognuno di noi, e che l'autrice disegna come in una sorta di diario dell'anima, un viaggio fatto di sensazioni comunicate attraverso delle illustrazioni, semplici ed essenziali.

L'idea di Caterina é stata proprio quella di mettersi su carta dimodo che chi intraprenda questo viaggio sulle montagne russe della sua psiche si senta in qualche modo compreso.
É difficile infatti non ritrovarsi in qualcuna delle sue tavole, perché sono emozioni che chiunque ha provato almeno una volta nella vita, e la sensazione che si ha sfogliando queste pagine, é proprio quella di un abbraccio caloroso che fa sentire meno soli.


Prevalenti sono le rappresentazioni di sentimenti negativi, ma c'è anche una buona dose di cose positive, concetto che riprende anche nella scelta dei colori utilizzati che si alternano tra grigi scuri e freddi, e gialli ed arancioni caldi.

Come dicevo all'inizio, questo è un libriccino che non va spiegato, va aperto ed osservato, perché, un po' come accade per le macchie di Rorschach, ognuno sarà in grado di vederci qualcosa di diverso.

Ringrazio l'editore BeccoGiallo per la copia omaggio e Valeria di @_apleceforustoread per aver organizzato il review party.

Di seguito trovate gli altri blogger che hanno partecipato all'iniziativa. 

Virtual Hugs e alla prossima!

martedì 23 novembre 2021

Darius, va tutto bene (forse) di Adib Khorram recensione



Ciao Lettor3,

Il libro di cui parleremo oggi, é una nuova uscita di Rizzoli, che ringrazio per avermi inviato una copia omaggio per partecipare al review party organizzato da Francesca di Coffee and books.

Testi come questo non sono difficili da trovare, tratta di tematiche molto attuali, come l'ansia, la depressione, l'asocialità, ma ha comunque alcuni aspetti che lo contraddistinguono e lo rendono interessante. Di seguito vi lascio la trama in modo che possiate farvi un'idea:

Darius Kellner ha sedici anni, vive a Portland ed è mezzo persiano da parte di madre, ma sa più il klingon di Star Trek che il farsi, e conosce meglio le usanze degli Hobbit che quelle persiane. Ora, il suo primo viaggio in Iran sta per rivoluzionargli la vita.
Darius non è esattamente quello che si dice un ragazzo popolare a scuola: farsi accettare per quello che è non è mai stato semplice ed è convinto che in Iran sarà lo stesso. Ma quando abbraccia per la prima volta la nonna e incontra Sohrab, il ragazzo della porta accanto, tutto cambia. I due cominciano a trascorrere insieme le giornate giocando a calcio, mangiando faludeh e parlando per ore su un tetto, il loro posto segreto con vista sulla città di Yazd. Sohrab e la sua famiglia persiana lo chiamano Dariush, e lui non si è mai sentito se stesso come in quel momento: per la prima volta nella vita sente che forse, forse, le cose dopotutto potrebbero davvero andare bene per lui...

Come facilmente deducibile dalla trama il personaggio di Darius e la sua personalità sono il fulcro della storia. La narrazione in prima persona singolare senza narratore esterno, lo rende un viaggio nella psiche di questo ragazzo, che Adib Khorram mette completamente a nudo per il lettore, che si troverà ad affrontare i dilemmi e le paure del giovane da una prospettiva estremamente personale. Le tematiche affrontate sono abbastanza classiche, Darius é un ragazzino bullizzato a causa del suo aspetto fisico e per il suo essere un persiano frazionario, soffre di depressione, é asociale e refrattario al confronto con i propri genitori, che vede un po' come degli estranei. Fin qui nulla di nuovo insomma. La parte che rende diverso questo libro é l'ambientazione, ci si sente arricchiti perché insieme a Darius, si effettua un vero e proprio viaggio nella cultura Persiana, che il lettore imparerà a conoscere poco alla volta insieme a lui durante il suo viaggio in Iran, la patria di sua madre.

Usi, costumi, e correnti di pensiero sono un vero piacere da leggere e scoprire, soprattutto perché attualmente abbiamo tutti bisogno di conoscere un po' di più questa cultura, che spesso viene vista con diffidenza. Esplorandola grazie agli occhi di un ragazzo, tutto viene semplificato e avvolto dall'ingenuità del suo sguardo tutto appare bellissimo.

Quello che poco si apprezza é la ripetitività di determinati concetti, come ad esempio la passione di Darius per il Thè di pregio, il suo rapporto con il padre, il fatto che non parla il farsi, e che non sappia come rapportarsi alla sua famiglia persiana. Questo rende la lettura pesante e spesso noiosa. Probabilmente l'autore pensava di accentuare e sottolineare il fatto che Darius soffra di depressione poiché comunque, le persone affette da questo tipo di problematica, tendono a rincorrere sempre gli stessi pensieri, ma tutto ciò sicuramente a scapito della scorrevolezza della storia.

In conclusione, mi sento di consigliare questa lettura a chi desidera un'ambientazione sicuramente diversa dal solito, e a chi ha bisogno in qualche modo di sentirsi compreso, perché il personaggio di Darius ha talmente tante sfaccettature che sicuramente sarà facile trovarne una nella quale riconoscersi.

Qui sotto trovate il calendario con i blog che partecipano all'evento. Se volete farvi un'idea completa, passate anche da loro. 

Alla prossima!




venerdì 19 novembre 2021

La Vite dei Santi Leigh Bardugo recensione

Ciao Lettor3, 

Siamo oggi qui riuniti per una recensione de La Vita dei Santi di Leigh Bardugo, un bellissimo libriccino che fa da compendio alla blasonata Grisha Trilogy, in cui questo oggetto gioca un ruolo molto importante.

É infatti proprio questo testo che viene donato ad Alina dall'Apparat all'interno del quale sono racchiuse le storie della vita dei santi della religione praticata dai Grisha, fra cui anche la storia di Sankta Ilia, che sarà molto importante ai fini della trama della saga, che se non avete ancora letto, vi invito caldamente a farlo.

Per quanto riguarda il libro de Le Vite dei Santi che ci propone Mondadori, é la copia esatta di quello che si vede apparire anche nella serie TV.
All'interno contiene delle stupende illustrazioni ad opera di Daniel Zollinger Che sembrano davvero degli affreschi del 500'

Ognuno dei racconti qui contenuti, é una piccola meraviglia, Bardugo non si smentisce e riesce ad emozionare anche solo attraverso storie lunghe pochissime pagine.

É incredibile come riesca in un modesto numero di righe a delineare ambientazioni chiare e precise, ma soprattutto quanto sia abile nel farci affezionare subito ai personaggi, verso i quali é impossibile non provare empatia e trasporto.

Fra le storie che più mi sono piaciute, sicuramente mi sento di annoverare quella di Sankta Marghareta, che porta in salvo dei bambini da un demone, e quella di Sankta Lizabeta che salva il suo villaggio dall'invasione di un esercito, nonostante non venga creduta dai suoi compaesani, e per di più non le viene neppure riconosciuto il merito dell'impresa.

I messaggi che Bardugo cerca di veicolare attraverso queste storie sono molteplici, ma sicuramente quello che si ritrova più spesso, è che bisogna sempre essere fiduciosi.

Piccolo Alert: se non avete ancora letto King of Scar magari fatelo prima di leggere questo compendio perché può contenere qualche piccolo spoiler. 

Ringrazio Mondadori per la copia digitale e Alessandra di Raggyword per l'organizzazione dell'evento.

Vi lascio la locandina dove potrete trovare gli articoli di altri blogger inerenti a questo libro e molto altro.

martedì 16 novembre 2021

Addendum alla proposta di legge di autodeterminazione degli oggetti di Sephira Riva - Recensione

Ciao Lettor3,

Bentornat3 sul mio blog, prendete una bella tazza di caffé e accomodatevi, perché oggi parleremo di Addendum alla proposta di legge di autodeterminazione degli oggetti, un bellissimo racconto lungo scritto da Sephira Riva e pubblicato da Delos Digital, che ringrazio per avermi fornito una copia digitale e per aver organizzato questo Review party.

Di seguito vi lascio una breve sinossi in modo che possiate farvi un'idea di ciò di cui vi parlerò più avanti:

Uno sgangherato laboratorio di ricerca nelle isole Svalbard. Una macchina per il controllo del clima che fa grandinare nei corridoi. Un trio di giovanǝ ricercatorǝ con un incarico impossibile: il reverse engineering di un manufatto extraterrestre, commissionato da alieni incorporei (anzi: alien* incorpore*, perché non conosciamo il loro sesso). Cos’è il reverse engineering? E che aspetto ha un alieno incorporeo? La geniale autrice esordiente Sephira Riva gioca con i topoi della fantascienza e con il linguaggio inclusivo, per raccontarci la storia più surreale mai apparsa su Futuro Presente.

Addendum è un bell'esempio di come la narrativa inclusiva non possa rappresentare un limite, né per chi legge né per chi scrive, e può essere applicata a qualsiasi genere letterario.
Riva non si limita solo all'utilizzo dei caratteri tipici di questa nuova necessità stilistica ossia la ə (o Schwa), l'* o il 3 per neutralizzare l'uso del maschile e del femminile, ma estende il suo abbraccio inclusivo anche ai suoi personaggi.

Nadia, Ahmed, Ena e Paco costituiscono un gruppo di scienziati simpatico ed eterogeneo per nazionalità, genere, corporatura e disagi vari.

Ena é una donna corpulenta di origini greche, Nadia invece é gender fluid qualche mattina si sveglia femmina, altre maschio. Ahmed é un musulmano praticante e neuro-atipico, che pur trovandosi al Circolo Polare Artico, non perde il fuso orario di La Mecca per le sue preghiere, e Paco é quello troppo buono, troppo bello e troppo figo per non essere odiato dai suoi colleghi scienziati.

Ci si affeziona subito a questa banda di matti, perché Riva é stata in grado di renderli estremamente realistici pur facendone quasi una rappresentazione macchiettistica, che per chi invece é del mestiere, non si discosta poi troppo dalla realtà.

Ahmed è musulmano e neuro-atipico. Certe volte si alza di scatto dalla sedia con un grido e gli ci vuole un po’ per calmarsi, perché la sua testa va in loop. Succede nei momenti di forte stress, e loro sono costantemente stressati: hanno contratti della durata di sei mesi, sono in pochi e trascorrono troppe ore di fronte al computer.
(Un gentile bip ogni quindici minuti ricorda di battere le palpebre per evitare la secchezza agli occhi.)

Condisce il tutto un'ambientazione canonica, perché dove si può mai trovate un laboratorio che analizza reperti alieni, se non in in un continente Artico?
Anche se, con piccoli tocchi qua e là, ha anche saputo rendere riconoscibile il world Building da lei ideato.

Lo stile di Riva è ironico e scorrevole, ricchissimo di una varietà di termini tecnici che denotano un'ottima conoscenza della materia di cui si sta parlando, non a caso lei è un'ignegniere chimico e la sua formazione traspare prepotente, rendendo il tutto scientificamente molto accurato.

Un difetto a questo racconto bisogna pur trovarlo, ed è decisamente il fatto di essere troppo breve. La conclusione geniale e divertente, fa venire voglia di averne ancora e lascia il palato della mente del lettore solleticante ma all'asciutto.

Quindi in conclusione, questo racconto breve fa per voi se:

- Volete leggere qualcosa che sia scritto con uno stile inclusivo peró non vi va di affrontare letture ben più lunghe.
- Vi piace l'umorismo stile Gaiman
- Siete ricercatori squattrinati che pensano di essere messi male o stressati per il lavoro.
- Avete voglia di qualcosa di bello, e ben scritto a un piccolo prezzo.

Ringrazio ancora la Delos Digital per questa bellissima opportunità, di seguito trovate una locandina, dove potrete trovare gli altri blogger che vi parleranno di Addendum e qualche bella iniziativa, come ad esempio la diretta sul linguaggio inclusivo che avrà luogo sulla pagina Instagram @moedisia , durante la quale avrete modo di conoscere, Sephira Riva.

A presto e Virtual Hugs a tutt3




lunedì 15 novembre 2021

Le vite dei Santi di Leigh Bardugo tra culto religioso e immaginazione

 Ciao Lettorə,

nei prossimi giorni Mondadori pubblicherà Le Vite dei Santi, un libriccino appendice scritto dalla queen Leigh Bardugo, che va ad integrare il fantastico mondo che ha creato, ossia il Grishaverse, dandoci qualche informazione in più sulla cultura religiosa praticata a Ravka e dintorni.

Attenzione non immaginatevi nulla di noioso, tutt'altro! Sono brevi racconti che narrano la storia di persone straordinarie, che confermano ancora una volta la genialità di questa autrice.

Sono rimasta così affascinata dalle storie di questa raccolta, che sono andata alla ricerca di informazioni per capire da dove provenisse la sua ispirazione. Purtroppo non ho trovato nulla di accreditato dalla stessa autrice, ma ad una ricerca più approfondita, sono riuscita a capire che molti di questi racconti altro non sono che veri e propri retelling delle storie dei Santi Cattolici Ortodossi.

Il più riconoscibile è forse quello di Sankt Nicolai. Nel cattolicesimo San Nicola è colui che ha dato il via alla tradizione di Babbo Natale, ed è anche il patrono dei marinai, in quanto furono proprio questi ultimi a recuperare le sue spoglie e riportarle in patria.

Bardugo scrive di un ragazzino di nome Nikolai, un marinaio bravissimo, che resta intrappolato in un lago ghiacciato insieme al resto della ciurma. Poiché è il più piccolo, viene inviato alla ricerca di aiuto e viveri, e una volta arrivato sulla riva, viene soccorso da una renna (vi ricorda nulla?).

Il ragazzo viene condotto dall'animale presso un campo da bivacco dove si trova un ricco banchetto, un paio di stivali neri di pelliccia e (udite, udite) un cappotto rosso! 

Nikolai, mangia e riempie un enorme sacco di cibo per condividerlo con gli altri marinai, ma quando arriva sulla nave, il cibo che aveva portato si trasforma in sassi e cenere ed i suoi compagni lo malmenano. Dopo una serie di vicissitudini, Nikolai riesce a tornare a casa, dove scopre che il sacco che aveva usato per portare il cibo ai suoi compagni, si ricolma ogni giorno di leccornie, e così decide di girare il paese aiutando coloro che non hanno di che saziarsi. 

Un altra storia che ricorda molto quella dell'omonima Santa è quella di Sankta Anastasia, una donna che con il suo sangue è in grado di guarire dalla peste. Nella religione Cristiana Ortodossa, Santa Anastasia è la protettrice degli ammalati, ed in particolare, coloro che sono avvelenati dal demonio.


Queste non sono le uniche similitudini che possiamo trovare nei racconti scritti da Bardugo e le vite dei Santi della religione Cattolica Ortodossa, sta a voi leggere questa raccolta e scoprire tutti gli altri.

Se volete saperne di più il 19 uscirà una recensione completa del libro qui sul blog, mentre nella locandina qui sotto, potete trovare i blog che partecipano all'evento organizzato da Raggyword per Mondadori, in modo da farvi un'idea competa

 Restate connessə e buone letture!





venerdì 5 novembre 2021

La mano sinistra del buio Ursula Le Guin Recensione




Ciao lettorə,
Quella di oggi più che una recensione sarà un commento a un libro che, a mio modesto parere, non ha bisogno di recensioni.

Come per tutti i classici, che sono alla base di tutti i generi narrativi, non sta a me darne una valutazione, in quanto onestamente, non mi sento neppure all'altezza del compito. Ma posso parlarvene nella speranza di suscitare in voi anche il minimo desiderio di lettura.

La mano sinistra del buio di Ursula Le Guin è stato pubblicato per la prima volta nel 69' e successivamente tradotto in Italia negli anni 70'. Purtroppo non ha avuto un grande successo perché la nostra nazione, non era pronta ad essere sferzata dal vento dell'innovazione che portano con sé le parole di Le Guin, che sono talmente tanto futuristiche che probabilmente neppure oggi, a distanza di oltre 50 anni, siamo pronti a coglierne l'essenza.

Le Guin, in sole 300 pagine, è riuscita a costruire un mondo secondario con una precisione capillare. Durante il viaggio dell'ambasciatore umano Mr Genry Ai sul pianeta Inverno, conosceremo le dinamiche sociali, politiche e culturali di un luogo popolato da esseri simili agli umani, diversi solo perchè androgeni.

I Getheniani infatti, per gran parte del tempo sono individui senza genere, ogni 23 giorni circa la loro sessualità si attiva ed entrano in Kemmer, ossia una particolare situazione durante la quale c'è un forte desiderio sessuale, e cercano un compagno con cui condividere questo momento. Durante l'atto sessuale il loro corpo muta assumendo casualmente talvolta sembianze maschili, talvolta quelle femminili, cosicchè un individuo possa sperimentare il sesso da entrambe le prospettive. Anche vivere una gravidanza e la genitorialità non rappresenta una questione di genere:

Sospetto che non valga la pena distinguere fra un istinto materno e paterno; l'istinto genitoriale, il desiderio di proteggere, di incoraggiare, non è una caratteristica legata al sesso.

Questo aspetto domina la loro società, la loro cultura e la loro politica. I Getheniani non sono atti a farsi trascinare dalle pulsioni così come accade invece per gli umani. Ciò comporta il fatto che su Gethen non conoscano la parola guerra, le loro divergenze le risolvono con omicidi, faide, ma non con conflitti che prevedano l'impiego di risorse umane che non siano strettamente collegate alla discordia in atto.

Come viene promesso nel prologo, Le Guin ordisce una lucida menzogna così perfettamente costruita che il lettore non ha alcuna difficoltà a credere plausibile ciò che l'autrice racconta, anzi, ad un certo punto sorge spontaneo fare dei paragoni con la realtà rapportando l'immaginativo della scrittrice a situazioni quotidiane che sarebbero infinitamente più semplici, se viste sotto il suo punto di vista.

 Le Guin crea un mondo alternativo in cui non esiste maschilismo e neppure il femminismo, l'individuo viene considerato per le sue azioni, la cosa particolare è che Mr Genry Ai guarda la diversità dei Getheniani con critico disprezzo e si fa portavoce della cultura umana che si approccia al diverso.

Su Inverno si è rispettati e giudicati solo in quanto esseri umani. E' un'esperienza scioccante

Se la mettiamo sotto questo punto di vista, i Getheniani rappresentano il progresso socio-culturale, anche se sono retrogradi per quanto riguarda la tecnologia, mentre Mr Ai rappresenta il nesso con la realtà l'ancoraggio alle tradizioni, e la volontà di convertire un popolo alla tecnologia ed al commercio senza tener conto del fatto che il loro mondo è molto più bilanciato di quello da cui lo stesso proviene.

Approposito di tecnologia, è stupefacente come Le Guin nel 69' abbia immaginato trasporti elettrici, dispositivi che permettevano di "chattare" con persone lontane anni luce. E' impressionante come abbia anticipato il tema del surriscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacciai, quando ancora erano argomenti di cui non si parlava, utilizzando una terminologia tecnico-scientifica che certamente denota uno studio approfondito di  quelle che erano le nozioni dell'epoca riguardo il fenomeno.

In tal senso la scrittura di Le Guin non è sempre paragonabile ad una passeggiata spensierata, è uno stile ricco, non penso ci sia termine migliore per definirlo. E' ricco di descrizioni, di retorica, di aulicità e di vocaboli forbiti, e questa sua stessa ricchezza lo penalizza per coloro che non hanno la costanza e la pazienza di dedicarsi ad un libro che è tutt'altro che semplice.

La bellezza de La mano sinistra del buio infatti, non sta tanto nell'ordito della trama, che è di per se molto semplice, basato molto sulla politica e poco sull'azione. Il punto forte di questo romanzo, il motivo per il quale secondo me dovrebbe essere letto, è la visione di Le Guin relativamente ad un mondo dove il genere dell'individuo non domina la cultura e la societa, un mondo in cui non esistono guerre, un mondo in cui l'anarchia pacifista non è solo un lontano miraggio, ed il modo splendido in cui ci guida alla scoperta di una cultura giocando perfettamente al gioco del "immaginiamo che" rendendo talmente vivide queste possibilità, da non avere poi troppe difficoltà a credere che tali supposizioni, in questo frangente immaginarie, possano un giorno diventare realtà.