martedì 28 dicembre 2021

The furry thing Kamwei Fong


Ciao lettorə,

Se anche voi siete de* gattarə  sfegatatə, siete nel posto giusto poiché oggi parleremo di The Furry Thing, un catalogo delle opere più simpatiche e famose dell'artista Kamwei Fong, il quale é diventato famoso per le sue rappresentazioni di felini, tanto che anche Uniqlo ha utilizzato uno dei suoi gatti come "fashion icon" di una delle sue collezioni.

Inoltre, attualmente, molti dei suoi lavori sono esposti in diverse gallerie d'arte fra cui quelle di Parigi e Taiwan, ma infondo, diciamoci la verità, chi non apprezza i suoi disegni o odia i gatti o mente.

In Italia attualmente, i suoi lavori sono stati pubblicati dalla BeccoGiallo (che ringrazio per la copia omaggio) in un albo che raccoglie alcune delle sue opere più famose e belle.


Ma cosa bisogna aspettarsi aprendo questo libro?

Gatti

Gatti in tutte le loro forme, espressioni, atteggiamenti, attitudini.

Chi, come me, possiede un gatto non può fare a meno di constatare quanto sia stato accurato il lavoro di Fong nel raccogliere, studiare e riportare su carta le vibes che sono in grado di trasmettere questi bellissimi animali attraverso il loro sguardo e la loro posa.

L'artista infatti basa l'efficacia della sua arte sulla semplicità, le sue illustrazioni sono tutte in scale di grigi, bianco e nero e tutti i soggetti ritratti, non hanno altro che corpo orecchie ed occhi, per trasmettere a chi li osserva sensazioni di vario genere.

Semplicità e ricercatezza sono temi ricorrenti nello stile dell'artista che sfrutta l'antichissima tecnica del tratteggio incrociato per riprodurre in maniera singolare forme e volumi. 

Il tratteggio, in genere, è la prima cosa che apprende un artista e viene in genere utilizzata per le bozze dei disegni, per creare un'idea di ciò che poi sarà il chiaroscuro o lo studio del volume dell'opera.
Kamwei Fong invece fa di questa tecnica per le bozze, il suo tratto distintivo. Nel libro infatti, viene spiegato dallo stesso artista, attraverso una sorta di intervista, il making of dei suoi disegni, ed é stato davvero interessante scoprire come sia iniziato il suo percorso.

I suoi "ritratti" felini, sono spesso accompagnati dalle frasi dell'autore che dovrebbero spiegare la provenienza dell'ispirazione.

Che dire ancora? Penso che sia il libro che ogni gattarə che meriti tale titolo, debba possedere nella sua libreria anche solo per collezione.

Spero di avervi incuriositə e se non l'ho fatto io, passate dalle mie colleghe che sicuramente sapranno accattivarvi.

Alla prossima!

venerdì 17 dicembre 2021

Intervista a Caterina Costa


Ciao Caterina, prima di iniziare vogliamo ringraziarti per il tempo che ci dedicherai e farti i complimenti per
il tuo lavoro.
La prima domanda che vogliamo farti è la seguente:
- Come mai hai deciso di suddividere ogni storia in una striscia di quattro quadrati? E’ un formato che ti è
stato richiesto da altri o da esigenze esterne, o che hai deciso tu in maniera indipendente?

Forse mi sono involontariamente ispirata ad altri webcomic che ho visto negli anni, ma la ricordo
come una scelta molto naturale. Inoltre, postando su Instagram, questa struttura rende molto più
facile la condivisione dei miei lavori, perché la somma delle vignette quadrate è sempre un
quadrato.

- La forza del tuo lavoro è anche nella sua brevità, ma hai mai pensato di creare una storia molto più lunga,
magari una graphic novel completa, partendo da una o più strisce?

È sicuramente qualcosa che mi piacerebbe molto fare! Il primo esperimento con storie più lunghe è
stato con il mio primissimo libro, Vita da Pomodoro, un’antologia realizzata insieme ad altre 6
fumettiste.
È stato molto difficile per me scrivere qualcosa di più lungo, perché in genere nei miei lavori cerco
sempre di trasmettere un’emozione, una sensazione, un concetto, e per questo tipo di
comunicazione la vignetta breve è ciò che più mi è congeniale.
Al momento sto cercando di leggere più fumetti e di imparare a narrare storie più lunghe, perché
penso che potrei farne qualcosa di bello!

- Ci racconti la tua esperienza dell’Inktober e di cosa ti ha insegnato come fumettista? In futuro pensi che
parteciperai nuovamente all’evento?

Per me l’Inktober del 2018 è stato la svolta, mi ha cambiato la vita.
È iniziato tutto come un gioco, un esperimento, ma mi ha portato tante cose fantastiche.
Ho deciso di fare un fumetto al giorno anziché un’illustrazione e ho scoperto la mia vocazione!
Intanto mi ha fatto capire che sono in grado di produrre tanto in poco tempo, perché le parole a cui
ispirarsi uscivano il 1 ottobre e ogni giorno c’era una nuova parola da usare, io all’epoca andavo in
università tutti i giorni e da pendolare tornavo spesso a casa verso le 20. Però ce l’ho fatta! Ogni
sera mi mettevo lì e creavo i miei fumetti.
È stato anche l’inizio del mio successo su internet, perché dai miei fumetti per l’Inktober è arrivata
la prima ondata di lettori su Instagram.
Penso parteciperò ogni anno e spero di riuscirci ancora!

- Abbiamo notato che molti colori – ad esempio il giallo - sono ricorrenti: c’è un criterio particolare dietro
questa scelta? E quali tecniche e/o strumenti grafici usi per creare i tuoi disegni?

La scelta di usare il giallo è stata casuale, è sempre stato uno dei miei colori preferiti.
Disegnando e sperimentando mi sono accorta che stava meglio di altri colori come sfondo, faceva
risaltare le immagini in primo piano e illuminava la scena.
Durante gli anni ho usato diverse tecniche, ho iniziato con la china su carta e le Bic, ho usato
Photoshop, Paint Tool Sai, gli acquerelli… Ora uso Procreate su un iPad 2018, che penso sia il
software meglio sviluppato per i disegnatori. Il suo unico problema sono i livelli limitati, però in
confronto a Photoshop o ad altri programmi conosciuti ha dei pennelli meravigliosi e insuperabili.

- Nelle note del tuo libro racconti che il tuo primo approccio al mondo dei fumetti sono stati i cartoni
animati che vedevi da piccola: quali erano i tuoi preferiti? E oggi, invece, quali sono le tue fonti di ispirazioni
principali?

Il primissimo che ho iniziato a ridisegnare penso sia stato Futurama, sapevo tutti i personaggi a
memoria e i miei compagni di classe mi chiedevano sempre di disegnarli per loro.
Poi A tutto Reality, che è stato il cartone animato che mi ha fatto iniziare a disegnare in digitale.
Avevo un gruppo di amici a distanza, nato su Facebook, in cui ognuno si creava il suo personaggio in
stile ATR e insieme giocavamo e ci sfidavamo a gare di disegno. È iniziato tutto da lì!
Oggi invece non ho più un’ispirazione precisa, ormai il mio tratto e il mio stile sono abbastanza
radicati da non aver bisogno di copie così fedeli. Questo non significa che abbia smesso di
sperimentare!
Spesso mi piace provare a cambiare stile, fare qualcosa di più cartoon o di più realistico, cambiare il
tratto e i colori… solo che ora sono tutti esperimenti che partono da me.

- Ti piace la cultura giapponese, nello specifico i manga e gli anime? E, invece, nel panorama italiano c’è
qualche fumettista che ti ha ispirato o che ti senti di consigliare?

Da bambina guardavo tanti anime e leggevo qualche manga, ho avuto un periodo attorno agli 11
anni in cui ho provato a ricrearne lo stile ma non faceva per me. Ho iniziato a creare fumetti per
puro caso, sono sempre stata interessata sia all’animazione che all’illustrazione e il fumetto è ciò
che univa queste due tecniche al meglio. Quindi non ci sono veri spunti a cui mi sia ispirata, non
sono mai stata una grande lettrice di fumetti (anche se di fiera in fiera mi è venuta sempre più
voglia di iniziare) fatta eccezione per Dylan Dog e W.I.T.C.H..

- Hai dei nuovi progetti in lavorazione? Cosa ti piacerebbe creare prossimamente? Ci puoi dare qualche
anticipazione o è ancora tutto segreto?

Per il momento sono abbastanza ferma, fatta eccezione per la mia piattaforma su Webtoon che è
stata appena aperta e mi sta portando molte soddisfazioni!
Spero di avere presto qualche progetto nuovo!

venerdì 26 novembre 2021

Io, i miei mostri e me Caterina Costa alias Cheit.jpg recensione


Ciao Lettor3,

Bentrovat3 su questi schermi, quella che state per leggere oggi penso sia la recensione più difficile che io abbia mai scritto. 

Chi mi segue di solito, sa che io scrivo sempre in maniera estremamente oggettiva, cosa che oggi purtroppo mi viene difficile da fare, perché la raccolta di Cheit.jpg é un qualcosa che più che essere letto va sentito.

L'opera é una raccolta di tavole quasi tutte composte da quattro riquadri, che tratta dei temi più disparati: amore, amicizia, paura, ansia, depressione, abbandono.
Un'insieme di sentimenti che appartengono ad ognuno di noi, e che l'autrice disegna come in una sorta di diario dell'anima, un viaggio fatto di sensazioni comunicate attraverso delle illustrazioni, semplici ed essenziali.

L'idea di Caterina é stata proprio quella di mettersi su carta dimodo che chi intraprenda questo viaggio sulle montagne russe della sua psiche si senta in qualche modo compreso.
É difficile infatti non ritrovarsi in qualcuna delle sue tavole, perché sono emozioni che chiunque ha provato almeno una volta nella vita, e la sensazione che si ha sfogliando queste pagine, é proprio quella di un abbraccio caloroso che fa sentire meno soli.


Prevalenti sono le rappresentazioni di sentimenti negativi, ma c'è anche una buona dose di cose positive, concetto che riprende anche nella scelta dei colori utilizzati che si alternano tra grigi scuri e freddi, e gialli ed arancioni caldi.

Come dicevo all'inizio, questo è un libriccino che non va spiegato, va aperto ed osservato, perché, un po' come accade per le macchie di Rorschach, ognuno sarà in grado di vederci qualcosa di diverso.

Ringrazio l'editore BeccoGiallo per la copia omaggio e Valeria di @_apleceforustoread per aver organizzato il review party.

Di seguito trovate gli altri blogger che hanno partecipato all'iniziativa. 

Virtual Hugs e alla prossima!

martedì 23 novembre 2021

Darius, va tutto bene (forse) di Adib Khorram recensione



Ciao Lettor3,

Il libro di cui parleremo oggi, é una nuova uscita di Rizzoli, che ringrazio per avermi inviato una copia omaggio per partecipare al review party organizzato da Francesca di Coffee and books.

Testi come questo non sono difficili da trovare, tratta di tematiche molto attuali, come l'ansia, la depressione, l'asocialità, ma ha comunque alcuni aspetti che lo contraddistinguono e lo rendono interessante. Di seguito vi lascio la trama in modo che possiate farvi un'idea:

Darius Kellner ha sedici anni, vive a Portland ed è mezzo persiano da parte di madre, ma sa più il klingon di Star Trek che il farsi, e conosce meglio le usanze degli Hobbit che quelle persiane. Ora, il suo primo viaggio in Iran sta per rivoluzionargli la vita.
Darius non è esattamente quello che si dice un ragazzo popolare a scuola: farsi accettare per quello che è non è mai stato semplice ed è convinto che in Iran sarà lo stesso. Ma quando abbraccia per la prima volta la nonna e incontra Sohrab, il ragazzo della porta accanto, tutto cambia. I due cominciano a trascorrere insieme le giornate giocando a calcio, mangiando faludeh e parlando per ore su un tetto, il loro posto segreto con vista sulla città di Yazd. Sohrab e la sua famiglia persiana lo chiamano Dariush, e lui non si è mai sentito se stesso come in quel momento: per la prima volta nella vita sente che forse, forse, le cose dopotutto potrebbero davvero andare bene per lui...

Come facilmente deducibile dalla trama il personaggio di Darius e la sua personalità sono il fulcro della storia. La narrazione in prima persona singolare senza narratore esterno, lo rende un viaggio nella psiche di questo ragazzo, che Adib Khorram mette completamente a nudo per il lettore, che si troverà ad affrontare i dilemmi e le paure del giovane da una prospettiva estremamente personale. Le tematiche affrontate sono abbastanza classiche, Darius é un ragazzino bullizzato a causa del suo aspetto fisico e per il suo essere un persiano frazionario, soffre di depressione, é asociale e refrattario al confronto con i propri genitori, che vede un po' come degli estranei. Fin qui nulla di nuovo insomma. La parte che rende diverso questo libro é l'ambientazione, ci si sente arricchiti perché insieme a Darius, si effettua un vero e proprio viaggio nella cultura Persiana, che il lettore imparerà a conoscere poco alla volta insieme a lui durante il suo viaggio in Iran, la patria di sua madre.

Usi, costumi, e correnti di pensiero sono un vero piacere da leggere e scoprire, soprattutto perché attualmente abbiamo tutti bisogno di conoscere un po' di più questa cultura, che spesso viene vista con diffidenza. Esplorandola grazie agli occhi di un ragazzo, tutto viene semplificato e avvolto dall'ingenuità del suo sguardo tutto appare bellissimo.

Quello che poco si apprezza é la ripetitività di determinati concetti, come ad esempio la passione di Darius per il Thè di pregio, il suo rapporto con il padre, il fatto che non parla il farsi, e che non sappia come rapportarsi alla sua famiglia persiana. Questo rende la lettura pesante e spesso noiosa. Probabilmente l'autore pensava di accentuare e sottolineare il fatto che Darius soffra di depressione poiché comunque, le persone affette da questo tipo di problematica, tendono a rincorrere sempre gli stessi pensieri, ma tutto ciò sicuramente a scapito della scorrevolezza della storia.

In conclusione, mi sento di consigliare questa lettura a chi desidera un'ambientazione sicuramente diversa dal solito, e a chi ha bisogno in qualche modo di sentirsi compreso, perché il personaggio di Darius ha talmente tante sfaccettature che sicuramente sarà facile trovarne una nella quale riconoscersi.

Qui sotto trovate il calendario con i blog che partecipano all'evento. Se volete farvi un'idea completa, passate anche da loro. 

Alla prossima!




venerdì 19 novembre 2021

La Vite dei Santi Leigh Bardugo recensione

Ciao Lettor3, 

Siamo oggi qui riuniti per una recensione de La Vita dei Santi di Leigh Bardugo, un bellissimo libriccino che fa da compendio alla blasonata Grisha Trilogy, in cui questo oggetto gioca un ruolo molto importante.

É infatti proprio questo testo che viene donato ad Alina dall'Apparat all'interno del quale sono racchiuse le storie della vita dei santi della religione praticata dai Grisha, fra cui anche la storia di Sankta Ilia, che sarà molto importante ai fini della trama della saga, che se non avete ancora letto, vi invito caldamente a farlo.

Per quanto riguarda il libro de Le Vite dei Santi che ci propone Mondadori, é la copia esatta di quello che si vede apparire anche nella serie TV.
All'interno contiene delle stupende illustrazioni ad opera di Daniel Zollinger Che sembrano davvero degli affreschi del 500'

Ognuno dei racconti qui contenuti, é una piccola meraviglia, Bardugo non si smentisce e riesce ad emozionare anche solo attraverso storie lunghe pochissime pagine.

É incredibile come riesca in un modesto numero di righe a delineare ambientazioni chiare e precise, ma soprattutto quanto sia abile nel farci affezionare subito ai personaggi, verso i quali é impossibile non provare empatia e trasporto.

Fra le storie che più mi sono piaciute, sicuramente mi sento di annoverare quella di Sankta Marghareta, che porta in salvo dei bambini da un demone, e quella di Sankta Lizabeta che salva il suo villaggio dall'invasione di un esercito, nonostante non venga creduta dai suoi compaesani, e per di più non le viene neppure riconosciuto il merito dell'impresa.

I messaggi che Bardugo cerca di veicolare attraverso queste storie sono molteplici, ma sicuramente quello che si ritrova più spesso, è che bisogna sempre essere fiduciosi.

Piccolo Alert: se non avete ancora letto King of Scar magari fatelo prima di leggere questo compendio perché può contenere qualche piccolo spoiler. 

Ringrazio Mondadori per la copia digitale e Alessandra di Raggyword per l'organizzazione dell'evento.

Vi lascio la locandina dove potrete trovare gli articoli di altri blogger inerenti a questo libro e molto altro.

martedì 16 novembre 2021

Addendum alla proposta di legge di autodeterminazione degli oggetti di Sephira Riva - Recensione

Ciao Lettor3,

Bentornat3 sul mio blog, prendete una bella tazza di caffé e accomodatevi, perché oggi parleremo di Addendum alla proposta di legge di autodeterminazione degli oggetti, un bellissimo racconto lungo scritto da Sephira Riva e pubblicato da Delos Digital, che ringrazio per avermi fornito una copia digitale e per aver organizzato questo Review party.

Di seguito vi lascio una breve sinossi in modo che possiate farvi un'idea di ciò di cui vi parlerò più avanti:

Uno sgangherato laboratorio di ricerca nelle isole Svalbard. Una macchina per il controllo del clima che fa grandinare nei corridoi. Un trio di giovanǝ ricercatorǝ con un incarico impossibile: il reverse engineering di un manufatto extraterrestre, commissionato da alieni incorporei (anzi: alien* incorpore*, perché non conosciamo il loro sesso). Cos’è il reverse engineering? E che aspetto ha un alieno incorporeo? La geniale autrice esordiente Sephira Riva gioca con i topoi della fantascienza e con il linguaggio inclusivo, per raccontarci la storia più surreale mai apparsa su Futuro Presente.

Addendum è un bell'esempio di come la narrativa inclusiva non possa rappresentare un limite, né per chi legge né per chi scrive, e può essere applicata a qualsiasi genere letterario.
Riva non si limita solo all'utilizzo dei caratteri tipici di questa nuova necessità stilistica ossia la ə (o Schwa), l'* o il 3 per neutralizzare l'uso del maschile e del femminile, ma estende il suo abbraccio inclusivo anche ai suoi personaggi.

Nadia, Ahmed, Ena e Paco costituiscono un gruppo di scienziati simpatico ed eterogeneo per nazionalità, genere, corporatura e disagi vari.

Ena é una donna corpulenta di origini greche, Nadia invece é gender fluid qualche mattina si sveglia femmina, altre maschio. Ahmed é un musulmano praticante e neuro-atipico, che pur trovandosi al Circolo Polare Artico, non perde il fuso orario di La Mecca per le sue preghiere, e Paco é quello troppo buono, troppo bello e troppo figo per non essere odiato dai suoi colleghi scienziati.

Ci si affeziona subito a questa banda di matti, perché Riva é stata in grado di renderli estremamente realistici pur facendone quasi una rappresentazione macchiettistica, che per chi invece é del mestiere, non si discosta poi troppo dalla realtà.

Ahmed è musulmano e neuro-atipico. Certe volte si alza di scatto dalla sedia con un grido e gli ci vuole un po’ per calmarsi, perché la sua testa va in loop. Succede nei momenti di forte stress, e loro sono costantemente stressati: hanno contratti della durata di sei mesi, sono in pochi e trascorrono troppe ore di fronte al computer.
(Un gentile bip ogni quindici minuti ricorda di battere le palpebre per evitare la secchezza agli occhi.)

Condisce il tutto un'ambientazione canonica, perché dove si può mai trovate un laboratorio che analizza reperti alieni, se non in in un continente Artico?
Anche se, con piccoli tocchi qua e là, ha anche saputo rendere riconoscibile il world Building da lei ideato.

Lo stile di Riva è ironico e scorrevole, ricchissimo di una varietà di termini tecnici che denotano un'ottima conoscenza della materia di cui si sta parlando, non a caso lei è un'ignegniere chimico e la sua formazione traspare prepotente, rendendo il tutto scientificamente molto accurato.

Un difetto a questo racconto bisogna pur trovarlo, ed è decisamente il fatto di essere troppo breve. La conclusione geniale e divertente, fa venire voglia di averne ancora e lascia il palato della mente del lettore solleticante ma all'asciutto.

Quindi in conclusione, questo racconto breve fa per voi se:

- Volete leggere qualcosa che sia scritto con uno stile inclusivo peró non vi va di affrontare letture ben più lunghe.
- Vi piace l'umorismo stile Gaiman
- Siete ricercatori squattrinati che pensano di essere messi male o stressati per il lavoro.
- Avete voglia di qualcosa di bello, e ben scritto a un piccolo prezzo.

Ringrazio ancora la Delos Digital per questa bellissima opportunità, di seguito trovate una locandina, dove potrete trovare gli altri blogger che vi parleranno di Addendum e qualche bella iniziativa, come ad esempio la diretta sul linguaggio inclusivo che avrà luogo sulla pagina Instagram @moedisia , durante la quale avrete modo di conoscere, Sephira Riva.

A presto e Virtual Hugs a tutt3




lunedì 15 novembre 2021

Le vite dei Santi di Leigh Bardugo tra culto religioso e immaginazione

 Ciao Lettorə,

nei prossimi giorni Mondadori pubblicherà Le Vite dei Santi, un libriccino appendice scritto dalla queen Leigh Bardugo, che va ad integrare il fantastico mondo che ha creato, ossia il Grishaverse, dandoci qualche informazione in più sulla cultura religiosa praticata a Ravka e dintorni.

Attenzione non immaginatevi nulla di noioso, tutt'altro! Sono brevi racconti che narrano la storia di persone straordinarie, che confermano ancora una volta la genialità di questa autrice.

Sono rimasta così affascinata dalle storie di questa raccolta, che sono andata alla ricerca di informazioni per capire da dove provenisse la sua ispirazione. Purtroppo non ho trovato nulla di accreditato dalla stessa autrice, ma ad una ricerca più approfondita, sono riuscita a capire che molti di questi racconti altro non sono che veri e propri retelling delle storie dei Santi Cattolici Ortodossi.

Il più riconoscibile è forse quello di Sankt Nicolai. Nel cattolicesimo San Nicola è colui che ha dato il via alla tradizione di Babbo Natale, ed è anche il patrono dei marinai, in quanto furono proprio questi ultimi a recuperare le sue spoglie e riportarle in patria.

Bardugo scrive di un ragazzino di nome Nikolai, un marinaio bravissimo, che resta intrappolato in un lago ghiacciato insieme al resto della ciurma. Poiché è il più piccolo, viene inviato alla ricerca di aiuto e viveri, e una volta arrivato sulla riva, viene soccorso da una renna (vi ricorda nulla?).

Il ragazzo viene condotto dall'animale presso un campo da bivacco dove si trova un ricco banchetto, un paio di stivali neri di pelliccia e (udite, udite) un cappotto rosso! 

Nikolai, mangia e riempie un enorme sacco di cibo per condividerlo con gli altri marinai, ma quando arriva sulla nave, il cibo che aveva portato si trasforma in sassi e cenere ed i suoi compagni lo malmenano. Dopo una serie di vicissitudini, Nikolai riesce a tornare a casa, dove scopre che il sacco che aveva usato per portare il cibo ai suoi compagni, si ricolma ogni giorno di leccornie, e così decide di girare il paese aiutando coloro che non hanno di che saziarsi. 

Un altra storia che ricorda molto quella dell'omonima Santa è quella di Sankta Anastasia, una donna che con il suo sangue è in grado di guarire dalla peste. Nella religione Cristiana Ortodossa, Santa Anastasia è la protettrice degli ammalati, ed in particolare, coloro che sono avvelenati dal demonio.


Queste non sono le uniche similitudini che possiamo trovare nei racconti scritti da Bardugo e le vite dei Santi della religione Cattolica Ortodossa, sta a voi leggere questa raccolta e scoprire tutti gli altri.

Se volete saperne di più il 19 uscirà una recensione completa del libro qui sul blog, mentre nella locandina qui sotto, potete trovare i blog che partecipano all'evento organizzato da Raggyword per Mondadori, in modo da farvi un'idea competa

 Restate connessə e buone letture!





venerdì 5 novembre 2021

La mano sinistra del buio Ursula Le Guin Recensione




Ciao lettorə,
Quella di oggi più che una recensione sarà un commento a un libro che, a mio modesto parere, non ha bisogno di recensioni.

Come per tutti i classici, che sono alla base di tutti i generi narrativi, non sta a me darne una valutazione, in quanto onestamente, non mi sento neppure all'altezza del compito. Ma posso parlarvene nella speranza di suscitare in voi anche il minimo desiderio di lettura.

La mano sinistra del buio di Ursula Le Guin è stato pubblicato per la prima volta nel 69' e successivamente tradotto in Italia negli anni 70'. Purtroppo non ha avuto un grande successo perché la nostra nazione, non era pronta ad essere sferzata dal vento dell'innovazione che portano con sé le parole di Le Guin, che sono talmente tanto futuristiche che probabilmente neppure oggi, a distanza di oltre 50 anni, siamo pronti a coglierne l'essenza.

Le Guin, in sole 300 pagine, è riuscita a costruire un mondo secondario con una precisione capillare. Durante il viaggio dell'ambasciatore umano Mr Genry Ai sul pianeta Inverno, conosceremo le dinamiche sociali, politiche e culturali di un luogo popolato da esseri simili agli umani, diversi solo perchè androgeni.

I Getheniani infatti, per gran parte del tempo sono individui senza genere, ogni 23 giorni circa la loro sessualità si attiva ed entrano in Kemmer, ossia una particolare situazione durante la quale c'è un forte desiderio sessuale, e cercano un compagno con cui condividere questo momento. Durante l'atto sessuale il loro corpo muta assumendo casualmente talvolta sembianze maschili, talvolta quelle femminili, cosicchè un individuo possa sperimentare il sesso da entrambe le prospettive. Anche vivere una gravidanza e la genitorialità non rappresenta una questione di genere:

Sospetto che non valga la pena distinguere fra un istinto materno e paterno; l'istinto genitoriale, il desiderio di proteggere, di incoraggiare, non è una caratteristica legata al sesso.

Questo aspetto domina la loro società, la loro cultura e la loro politica. I Getheniani non sono atti a farsi trascinare dalle pulsioni così come accade invece per gli umani. Ciò comporta il fatto che su Gethen non conoscano la parola guerra, le loro divergenze le risolvono con omicidi, faide, ma non con conflitti che prevedano l'impiego di risorse umane che non siano strettamente collegate alla discordia in atto.

Come viene promesso nel prologo, Le Guin ordisce una lucida menzogna così perfettamente costruita che il lettore non ha alcuna difficoltà a credere plausibile ciò che l'autrice racconta, anzi, ad un certo punto sorge spontaneo fare dei paragoni con la realtà rapportando l'immaginativo della scrittrice a situazioni quotidiane che sarebbero infinitamente più semplici, se viste sotto il suo punto di vista.

 Le Guin crea un mondo alternativo in cui non esiste maschilismo e neppure il femminismo, l'individuo viene considerato per le sue azioni, la cosa particolare è che Mr Genry Ai guarda la diversità dei Getheniani con critico disprezzo e si fa portavoce della cultura umana che si approccia al diverso.

Su Inverno si è rispettati e giudicati solo in quanto esseri umani. E' un'esperienza scioccante

Se la mettiamo sotto questo punto di vista, i Getheniani rappresentano il progresso socio-culturale, anche se sono retrogradi per quanto riguarda la tecnologia, mentre Mr Ai rappresenta il nesso con la realtà l'ancoraggio alle tradizioni, e la volontà di convertire un popolo alla tecnologia ed al commercio senza tener conto del fatto che il loro mondo è molto più bilanciato di quello da cui lo stesso proviene.

Approposito di tecnologia, è stupefacente come Le Guin nel 69' abbia immaginato trasporti elettrici, dispositivi che permettevano di "chattare" con persone lontane anni luce. E' impressionante come abbia anticipato il tema del surriscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacciai, quando ancora erano argomenti di cui non si parlava, utilizzando una terminologia tecnico-scientifica che certamente denota uno studio approfondito di  quelle che erano le nozioni dell'epoca riguardo il fenomeno.

In tal senso la scrittura di Le Guin non è sempre paragonabile ad una passeggiata spensierata, è uno stile ricco, non penso ci sia termine migliore per definirlo. E' ricco di descrizioni, di retorica, di aulicità e di vocaboli forbiti, e questa sua stessa ricchezza lo penalizza per coloro che non hanno la costanza e la pazienza di dedicarsi ad un libro che è tutt'altro che semplice.

La bellezza de La mano sinistra del buio infatti, non sta tanto nell'ordito della trama, che è di per se molto semplice, basato molto sulla politica e poco sull'azione. Il punto forte di questo romanzo, il motivo per il quale secondo me dovrebbe essere letto, è la visione di Le Guin relativamente ad un mondo dove il genere dell'individuo non domina la cultura e la societa, un mondo in cui non esistono guerre, un mondo in cui l'anarchia pacifista non è solo un lontano miraggio, ed il modo splendido in cui ci guida alla scoperta di una cultura giocando perfettamente al gioco del "immaginiamo che" rendendo talmente vivide queste possibilità, da non avere poi troppe difficoltà a credere che tali supposizioni, in questo frangente immaginarie, possano un giorno diventare realtà.




giovedì 7 ottobre 2021

Ragazza, serpente, spina Melissa Bashardoust Recensione



 Ciao Lettori,


oggi parliamo di Ragazza, serpente, spina, scritto da Melissa Bashardoust edito da Mondadori per la collana Oscar Fantastica che ringrazio per la copia ARC digitale.

Questa storia riprende un pò tutti i canoni dei classici fantasy con un tocco moderno. E' stata una lettura discretamente interessante, grazie proprio al fatto che i personaggi non sono scontati, pur essendo quelli canonici quali la principessa, il demone, la fata alata, poichè posseggono una caratterizzazione frizzante ed un pizzico di innovazione.

Soraya, la nostra protagonista, è una principessa maledetta, non può essere toccata da nessun essere vivente in quanto nelle sue vene scorre un veleno letale, che ammazza chiunque le sfiori la pelle. Questa sua condizione l'ha costretta ad una vita da reclusa, che inizialmente ricorda moltissimo la situazione della più famosa Raperonzolo.

Lei non è la classica eroina che mira a conquistare il potere per diventare più forte e così distruggere il nemico, bensì farà di tutto pur di spezzare la sua maledizione, che le ha tolto moltissimo in termini affettivi, ma le ha fornito una grandissima invulnerabilità. E' proprio a causa di questo suo atto egoistico che si scateneranno una serie di eventi che porteranno lo Shahmar a usurpare il trono di suo fratello.

Soraya dunque è una ragazza la cui umanità traspare dalle sue insicurezze, dalle sue pulsioni, fa danni e cerca di ripararli, spesso facendone di più grandi ancora. E' tutt'altro che un'eroina, e questo la rende senza dubbio un personaggio interessante, una rivisitazione della giovane principessa da salvare. Perchè Soraya viene salvata per diventare a sua volta salvatrice.

Anche l'antagonista della storia assume una bella sfumatura, lo Shahmar è il re dei demoni, dei quali si serve per conquistare il regno di Soraya, ma non è il classico villain brutto e cattivo senza motivi. La sua storia è intrigata e sanguinaria, ci sono dei moventi che lo hanno spinto a compiere le sue azioni. E' un personaggio che conserva ancora un pizzico di umanità e in tal senso ricorda molto la Bestia de La bella e la bestia. Insomma cattivo, ma con qualche riserva.

Infine abbiamo Parvaneh un demone donna dotata di ali di falena appartenente alla famiglia delle Parik, che più che un demone si assimila alla figura della fata, che in questo caso, non è la personificazione della bontà. E' astuta e manipolatrice, ma anche lei, ha un lato buono che giocherà un ruolo importantissimo in tutta la storia.

L'ambientazione anche è molto canonica, il castello è il luogo in cui risiede la famiglia reale, attorniato da guardie ed una fervente cittadina, la montagna invece è la dimora dei div (i demoni) che proliferano di notte e riposano di giorno, la foresta invece è la dimora delle Parik. Per quest' ultimo elemento l'autrice ci fa sapere che ha preso ispirazione dalle foreste miste ircane, dette anche foreste del Caspio, che si estendono nel Nord dell'Iran, di cui potete vedere alcune foto qui:



C'è sicuramente un plus, ed è il fatto che Melissa abbia preso ispirazione da un poema epico Persiano chiamato Shah-Nameh, dal quale ha tratto sia alcuni spunti per il background dei suoi personaggi, sia alcuni dettagli della cultura persiana, che sono andati ad arricchire il suo world building.

Apprezzatissime le note dell'autrice alla fine del libro che danno tantissime informazioni interessanti relative alle sue scelte di trama.

In conclusione mi sento di dire che:

E' una storia che corre sul filo che distingue il bene ed il male, la cui protagonista non è affatto un'eroina canonica senza macchie e senza paura. 

E' una storia che si fa leggere velocemente, e che tutto sommato lascia al lettore con parecchie riflessioni.

E' una storia che non ruota intorno al romanticismo, non troveremo la classica liaison c'è qualcosa ma nulla di scontato.

E' una storia che vi consiglio di leggere perchè non sarà un capolavoro, ma sa farsi apprezzare se saprete osservare bene, poichè è diversa da tutti gli young adult attualmente in circolazione.

Vi consiglio di passare anche dai blog delle mie colleghe:





venerdì 1 ottobre 2021

Untravel the dusk Elisabeth Lim recensione



Ciao Lettori bentrovati,
Ebbene se l'ultimo post parlava di un libro che per me é stato bellissimo (parlo di Le streghe in eterno di Alix Harrow: compratelo, leggetelo, amatelo!) ritorniamo subito a rotolarci nel fango parlando del seguito, nonché volume conclusivo, di Spin the down.

Unravel the Dusk si é rivelato essere un mega-giga-iper-super NO! Mi appello al vostro buon senso: non spendete i vostri soldi per questa dilogia, non se li merita.

Questo volume conclusivo é stato davvero estremamente deludente, in primis perché i personaggi hanno subito una fortissima involuzione.
Ritroviamo Maia che sta per trasformarsi in demone, ed é combattuta fra l'abbracciare il potere che deriva da questa nuova condizione per salvare la sua famiglia ed il suo paese, o rifiutarlo perché non vuole perdere i suoi ricordi e la sua umanità.
E indovinate un po' cosa sceglierà? Ma non mi dire....
Questo che io vi ho riassunto in poche frasi é il fulcro attorno a cui ruota tutta la trama di Unravel the dusk, se volete leggere quattrocento pagine di paranoia sulla questione, é esattamente il libro che fa per voi.

E Edan? Era l'unico motivo per il quale avevo salvato Spin the Dawn, mi era piaciuto molto come personaggio: potente, simpatico, spumeggiante avete capito no? Bene, prendete Edan, toglietegli i poteri, aggiungete un pizzico di vittimismo, abbondante pateticità, non dimenticate un po' di romanticismo stucchevole, e una buona dose di fragilità mascolina, e amalgamate bene. Ecco la ricetta perfetta per rovinare un personaggio dall'ottimo potenziale.

Ma quindi Lady Sarnai, L'Imperatore, e tutti gli altri? Niente, compaiono come meteore, perché il problema di tutta la storia é sempre quello: essere o non essere un demone? Ma falla finita che sappiamo tutti come andrà a finire!

E dunque come si capisce da quanto scritto fin ora, é facile intuire l'andazzo della storia perché é ricchissima di cliché. Qualche emozione (e non per forza positiva) ce la regalano i buchi di trama che compaiono, ti destabilizzano, e ti lasciano li come Julia Roberts nella famosa gif con il teoremi e i calcoli a cercare di capire cosa sta cercando di scrivere la Lim.

Sorvolo ampiamente sullo stile di scrittura che ho trovato sciatto ed elementare, l'unico pregio é che fa scorrere il libro velocemente, e altrettanto velocemente spero di dimenticarmene, perché davvero...no.

Ci sono tanti fantasy con ambientazione orientale che meritano di essere letti (per esempio la Guerra dei Papaveri), ma non é il caso di questa dilogia, che non fosse per la descrizione degli abiti e qualche cibo tipicamente orientale buttato qui e lì, non ha affatto un'ambientazione definita.

Desistete, fuggite, non vi curate di loro ma guardate e passate.

Ringrazio comunque Mondadori per la copia digitale e Nia per aver organizzato l'evento.


lunedì 13 settembre 2021

Le streghe in eterno Alix Harrow - Recensione


Titolo originale: The Once and Future Witches
Traduzione: Alice Casarini e Barbara Ronca
Collana: Oscar Fantastica
Genere: Fantasy storico
Pagine: 576
Edizione: Copertina Rigida
Prezzo: 22,80 euro




Ciao Lettori, bentrovati!


Sono davvero contenta di poter scrivere questa recensione perché finalmente, udite, UDITE, ho letto un libro che mi ha soddisfatta sotto tutti i punti di vista.


Come sa chi segue questo blog da un po', sono stati ben pochi i libri degni di nota che ho letto quest'anno, ci stavo quasi perdendo le speranze ed invece finalmente é arrivato lui: Streghe in Eterno di Alix Harrow edito Mondadori. 


Onestamente ero scettica nei confronti di questo libro, poiché l'anno scorso ho letto Le diecimila porte di January della stessa autrice, e non mi aveva fatta impazzire, perché la trama è un po' troppo prevedibile (se siete curiosi, vi lascio qui il link alla recensione), però mi era piaciuto moltissimo lo stile di scrittura della Harrow, per cui ho voluto dare una possibilità a questa storia, e posso affermare con certezza di aver fatto benissimo.


Rispetto a Le diecimila porte di January, ci troviamo ad un livello parecchio più alto, l'autrice é stata in grado di superare se stessa sotto tutti i punti di vista, raccontando una storia alla quale davvero non manca nulla.


Le protagoniste sono tre giovani donne, Agnes Amaranth, James Juniper e Beatrice Belladonna, tre sorelle streghe. Ognuna di essa incarna una delle figure femminili più ricorrenti nelle storie, ossia: la Madre, la Fanciulla e la Vecchia. Un'allegoria bellissima, perché é proprio attraverso le storie di cui sono protagoniste queste tre figure, che le donne sono riuscite a tramandare gli incantesimi di generazione in generazione, superando le epurazioni che sono state perpetrate nei secoli contro le streghe.


Le nostre tre eroine sono state caratterizzate così bene, che é impossibile per il lettore non riuscire ad empatizzare con loro: Belladonna, impersona la Vecchia, é una donna austera, che ama i libri, lo studio e la scrittura, coraggiosa e che riesce a restare fredda e lucida in tutte le situazioni, anche quelle più pressanti emotivamente.

Amaranth, invece é più schiva, ma passionale e forte, si butterebbe letteralmente nel fuoco pur di salvare le persone che ama. É estremamente protettiva e non a caso a lei é stato attribuito il ruolo della Madre, che finalmente non vediamo relegata ad angelo del focolare, o come genitore assente, finalmente troviamo una madre combattiva degna di questo nome.

Juniper infine, si ritrova nel ruolo della fanciulla, é ferina, selvaggia ed astuta, pazza e ribelle con un carattere forte ma infantile. É una gran sognatrice, ed é grazie a lei che le tre sorelle riescono a riunirsi per fare si che la stregoneria venga portata alla luce ed accettata, perché la magia é di tutti coloro che posseggono la volontà, le parole ed i mezzi.


É proprio questo uno degli aspetti che rende la storia innovativa, poiché non ci troviamo difronte al classico cliché, in cui la magia é solo per pochi eletti e deve essere preservata. In questo caso diventa un mezzo da diffondere, uno strumento che possa aiutare le categorie più discriminate, in questo caso quella delle donne, ma non solo.

<< Sono una Strega [...] e lo è ogni Donnache dice quello che non dovrebbe o vuole ciò che non può avere, che combatte per avere ciò che le spetta >>

La Harrow ha creato un vero e proprio inno alla figura femminile ed alla forza che ogni donna deve impiegare per affermarsi ogni giorno, senza soccombere e diventare schiava di una società che la vuole solo moglie e madre. Il libro si ambienta in America alla fine dell'800', un momento in cui il femminismo muoveva i suoi primi passi grazie alle Suffragette, che per prime sollevarono il problema del diritto di voto alle donne.

Ci si ritrova a New Salem, in un periodo storico in cui le donne iniziavano a desiderare l'emancipazione, ma non tutte potevano permettersela a causa della povertà, o semplicemente per il colore della pelle. Queste condizioni generano soprusi, le donne sono sottopagate per fare lavori pesanti e dannosi per la propria salute, vengono molestate, e picchiate perché non c'è rispetto per loro. Per cui si servono di piccoli incantesimi che le possano agevolare nella vita di tutti o giorni, come per esempio rammendare calzini, o mantenere in piega perfetta i capelli, o le pieghe delle gonne.
Ma se la magia potesse fare più di questo? L'obiettivo delle tre sorelle sta proprio nel voler divulgare la stregoneria fra le donne, in modo che attraverso la reverenza e la paura, possano ribellarsi ed ottenere l'emancipazione, ed il giusto rispetto.


La magia non è altro che questo, in realtà: lo spazio tra ciò che hai e ciò di cui hai bisogno

mercoledì 8 settembre 2021

Spin The Dawn Elisabeth Lim recensione

Bentrovati cari lettori,

Spero che le vostre letture estive siano state belle ed interessanti, le mie sono state un po' altalenanti, ho trovato cose belle ed un po' meno belle.

A tal proposito, un paio di settimane fa mi sono dedicata alla lettura di Spin The Dawn di Elizabeth Lim, autrice tradotta in moltissime lingue in quanto dichiarata dal New York Times e dallo USA today come una delle autrici bestselling grazie alle sue opere più  famose ossia Six Crimson Cranes e alla dilogia The Blood of Stars composta da Spin the Dawn e Untravel the Dusk.

La Lim é una scrittrice di young adult, che predilige ambientare le sue storie in contesti orientali, sicuramente ciò é dovuto al fatto che ha conseguito una laurea ad Harvard in Studi Est Asiatici, e perché ha trascorso la sua vita tra Tokyo e il Nord California.

Grazie a queste premesse ho deciso di intraprendere la lettura della sua dilogia, The Blood of Stars, attualmente pubblicata da Mondadori nella collana Oscar Fantastica (che ringrazio per la copia ARC), soprattutto perché di recente sta spopolando nel mondo del fantasy l'ambientazione orientale, che devo dire, mi ha sempre affascinata molto.

Intanto vi lascio la trama del libro Spin The Down per avere una first impression, dopodiché troverete un'analisi che vi aiuterà a stabilire se, aldilà della meravigliosa copertina di questo libro, il contenuto faccia al caso vostro:


Maia Tamarin lavora come cucitrice nella bottega del padre, un tempo rinomato sarto. Ciò che desidera è diventare la migliore sarta del paese, ma sa che come donna il massimo cui può ambire è un buon matrimonio. Quando un messaggero reale convoca a corte il padre, gravemente malato, Maia finge di essere suo figlio e si reca al Palazzo d'Estate al suo posto. Sa che perderebbe la vita se venisse scoperta, ma correrà il rischio per salvare la famiglia dalla rovina e diventare sarta imperiale. C'è però un problema: Maia è solo una dei dodici che aspirano all'incarico. E nulla avrebbe mai potuto prepararla alla sfida che la attende: cucire tre abiti magici per la promessa sposa dell'imperatore, uno intessuto con la risata del sole, uno ricamato con le lacrime della luna e uno dipinto con il sangue delle stelle. In compagnia di Edan, il misterioso stregone di corte, i cui occhi penetranti sembrano vedere oltre il suo travestimento, Maia intraprenderà un viaggio che la porterà fino agli estremi confini del regno, alla ricerca del sole, della luna e delle stelle. Ma troverà qualcosa che non avrebbe potuto mai immaginare…


Partirei proprio da quello che avrebbe dovuto essere il punto forte di questo libro, ossia l'ambientazione. L'autrice ci aiuta ad immergerci nel suo mondo, non molto complesso, e di cui spiega davvero ben poco. Sappiamo solo che in questa realtà orientaleggiante, é in corso una guerra tra due fazioni, di cui non conosciamo le cause, ma solo gli effetti. La nostra protagonista, sarà coinvolta in una situazione che potrebbe salvare le sorti dell'Impero portando la pace, e riuscirà ad uscirne solo grazie all'aiuto dello stregone di corte e ad un paio di forbici magiche. Il sistema magico é abbastanza precario, l'umanità sa che esiste la magia, ma resta indifferente. Gli stregoni sono tutti uomini, e diventano tali, effettuando un percorso che gli fa ottenere il potere ma che li lega ad una reliquia, la quale permette a chi la possiede di disporre a proprio piacimento delle abilità del mago. Un po' come il genio della lampada di Aladino, con il quale il collegamento viene più facile perché la sua storia é molto famosa, ma, dato i suoi studi, in questo caso l'autrice si sarà ispirata alle leggende dei Jinn Giapponesi.

Gli stregoni spesso creano oggetti magici che le persone comuni, con un po' di magia nel sangue, possono utilizzare per i propri scopi, é appunto il caso delle forbici che possiede Maia.

Quest'ultima é la protagonista di questa storia, che purtroppo manca di verve. All'inizio sembra promettente, quando per salvare suo padre da un'incarico che potrebbe ucciderlo, si finge uomo e parte al suo posto per affrontare le sfide che l'imperatore ha ideato per trovare il sarto imperiale più bravo del paese.
Ma questo é l'ultimo gesto degno di nota per Maia, la quale successivamente, necessiterà sempre dell'aiuto di un Deus ex machina per potersi trarre d'impaccio nelle avventure che si troverà ad affrontare.

Il suo aiutante é Edan, lo stregone imperiale, che é l'unico personaggio degno di nota. Viene presentato come un bell'uomo, colto e potente, che metterà a rischio la sua posizione solo per aiutare Maia, con la quale intraprenderà un viaggio, il cui esito potrebbe salvare le sorti dell'Impero.

É abbastanza esagerata l'idea di delegare la salvezza dell'Impero ad una sarta sempliciotta accompagnata da uno stregone, soprattutto quando lei non ha un'indole da guerriera, anzi, ha una personalità davvero molto scialba.

Una nota positiva, sono le tematiche che ritroviamo, anche se ad un certo punto, vengono completamente surclassate dalla love story che diventa molto ingombrante e non lascia spazio a molto altro.

Lo stile della Lim, in compenso, é molto fluido, il libro si legge davvero in poco tempo, anche se le descrizioni non sono proprio accuratissime. Questo da un lato rende la lettura più scorrevole, ma si perde molto il gusto dell'immedesimazione, tutto é lasciato all'immaginazione del lettore, che non ha molti elementi per ricostruire il mondo che l'autrice gli presenta.

In conclusione Spin the Dawn, é una lettura estremamente leggera, in cui la storia d'amore é certamente predominante, ci sono delle tematiche interessanti, ma poco sviluppate. Questo lo rende una lettura perfetta per uscire dal blocco del lettore, ma di certo non é un libro meritevole di elogi, é una storia senza infamia e senza lode che ben si presta per chi desidera una lettura poco impegnativa.

Se volete conoscere altri pareri di sotto trovate le colleghe blogger che hanno partecipato a questo review party organizzato da Nia che ringrazio.




lunedì 2 agosto 2021

Recensione Ready Player Two



Editore: Mondadori
Traduzione: Laura Spini
Genere: Fantascienza-Distopia
Pagine: 372
Formato: copertina rigida
Prezzo: 19,00 euro


Ciao Lettori,

Ci siamo lasciati un paio di settimane fa con la mia entusiastica recensione relativa a Ready Player One di Ernest Cline. Un libro che mi é davvero piaciuto un sacco, per tematiche, ambientazione e trama. Ero davvero molto felice e impaziente di continuare la mia avventura immergendomi nuovamente in OASIS grazie al secondo volume di questa dilogia edita da Mondadori (che ringrazio per la copia ARCD) che è appunto Ready Player Two. 
Purtroppo però devo dire che le mie aspettative sono state disattese. Nel Two ci sono una serie di problemi, assolutamente non soprassedibili, relativi alla trama, ai personaggi e all'ambientazione che fanno molto pensare al fatto che Cline abbia scritto questo secondo volume più con l'intento di procreare un sequel per il film, piuttosto che per vero impeto letterario. Di seguito vi lascio la trama per capire più o meno da dove riparte la storia:

Pochi giorni dopo aver vinto la gara voluta da James Halliday, il fondatore di OASIS, Wade Watts fa una scoperta che potrebbe trasformare radicalmente l'esistenza di tutti. Nascosto in uno dei caveau di Halliday, e che attende solo di essere trovato dal suo erede, c'è un dispositivo tecnologico che, ancora una volta, potrebbe cambiare il mondo, rendendo OASIS mille volte più straordinario (e in grado di generare una dipendenza ben maggiore) di quanto lo stesso Wade possa aver mai sognato. Ben presto arrivano però anche un nuovo indovinello, una nuova missione – un ultimo Easter egg di Halliday, che potrebbe condurre a un non meglio precisato premio – e un inaspettato nuovo rivale, incredibilmente potente e pericoloso. Uno che, per ottenere ciò che vuole, sarebbe disposto a uccidere milioni di individui. II

Dunque, l'ambientazione è sempre la stessa, il mondo reale vessa in condizioni critiche, a causa dell'inquinamento ambientale, della povertà, e della fame, dovute al fatto che Terra è stata così tanto sfruttata che mancano anche le risorse primarie. Per cui le persone sentono sempre di più la necessità di evadere dal mondo reale per poter vivere una vita virtuale parallela su OASIS, una piattaforma di gioco MORPG dove ognuno diventa ciò che più desidera essere. É apprezzabilissimo lo sforzo da parte di Cline di voler dare un tono ambientalistico a questo volume, creando una sorta di distopia in cui é proprio il continuo disserbamento del pianeta a creare situazioni critiche. Il problema é che nella caratterizzazione dei personaggi, c'è un forte controsenso. Avevamo lasciato Aech, Parzival, Shoto e ART3MIS, come valorosi cavalieri che con la loro forza e il loro coraggio erano riusciti a sovvertire gli equilibri di due mondi in parallelo. Li ritroviamo ricchi sfondati, lagnosi, e davvero molto poco eroici. La loro ricchezza é tale che potrebbero davvero risanare la Terra, ma no....loro sperperano il loro denaro in associazioni filantropiche o per costruire navicelle spaziali, per poter andare su un altro pianeta quando Terra non sarà più abitabile...davvero eroico no?
L'unica che resta fedele a se stessa é Art3mis, anche se pure lei dimostra in varie occasioni di non essere poi tanto coerente.

Altro punto debole della storia sono le tematiche, affrontate in maniera debole e davvero poco convincente, basti pensare a come viene liquidata la questione della fluidità di genere, chiaramente buttata lì perché un libro oggi non è bello se non ha riferimenti relativi a questioni di genere. Onestamente per come è stata posta la situazione avrei preferito non trovarli affatto, non mi interessa molto il fatto che OASIS dia la possibilità a chiunque di provare le esperienze sessuali sia dal punto di vista maschile che femminile, non mette e non toglie assolutamente nulla alla storia. È una cosa buttata lì tanto per dire: "Oh io ce l'ho messa quindi fa figo".

Una cosa che non mi è dispiaciuta, ma che appunto potrebbe essere andata meglio se non ci fossero stati i problemi sopra elencati, è il fatto che in questo libro c'è la "novità" che l'eroe, diventa antieroe a causa delle stesse gesta che lo hanno reso famoso. Un bel punto di vista che invita chi legge a non adagiarsi sugli allori, perché per usare la stessa citazione che usa Parzival: I cattivi non sono altro che dei buoni vissuti troppo a lungo.

Insomma questo libro resta comunque una lettura molto scorrevole, non aspettatevi di trovarci i fuochi d'artificio che si possono riscontrare in Ready Player One, ma é comunque carina e sicuramente diversa dal solito.

Ringrazio Alessandra di RaggyWords per aver organizzato questo evento e vi invito a passare dalle altre colleghe per avere altre opinioni, sotto trovate la locandina.




lunedì 26 luglio 2021

Recensione Ready player One Ernest Cline

Genere: Distopia Fantascienza
Traduzione: Laura Spini
Editore: Mondadori
Collana: Oscar Fantastica
Formato: Brossura
Pagine: 480
Costo: 13,90 euro


Bentrovati cari lettori,

Finalmente posso urlare al miracolo e dirmi soddisfatta di una lettura. Purtroppo in questo periodo non sono stata molto fortunata, e ho letto perlopiù cose carine ma che non mi hanno entusiasmata particolarmente.

Ready player one di Ernest Cline riedito da Mondadori (che ringrazio per la copia ARC), é stata una lettura che mi ha ricongiunta ad una delle mie più grandi passioni, ossia il gaming.

Per chi non conoscesse la trama di seguito può trovare la sinossi dell'editore:

2044. Crisi ambientale e disuguaglianze sociali hanno reso il pianeta un brutto posto in cui vivere. Per il giovane Wade l'unica possibile evasione è l'universo virtuale di OASIS. Un gioco. Una caccia al tesoro. Una fortunata lotteria... o molto di più? Lo

Dunque partirei con il dire che non é un libro per tutti, penso che possa essere molto apprezzato dai veri nerd, dagli appassionati della cultura pop anni 80 e geek in generale, perché ci sono riferimenti continui a film, serie TV, canzoni e videogiochi cabinati e non, che se si conosce almeno un pochino rendono la caccia al tesoro e la lettura molto più piacevole, rispetto a chi invece è completamente digiuno sull'argomento.

Anche lo spirito e le tematiche che si ritrovano all'interno del testo, forse, non possono essere comprese a pieno da chiunque. La cultura del videogioco ad oggi é comunque poco apprezzata e visibilmente bisfrattata, le persone che giocano molto, vengono accusate di essere perdigiorno, svogliate, ma spesso dietro questo attaccamento ci sono problemi di ben altra natura.

Nel caso di Parzival, lui si rifugia nella realtà virtuale per scampare alla misera esistenza alla quale é costretto dalla povertà in cui vessa. Nel gioco cerca di ricrearsi una vita che non sia così miserabile, va a scuola, si erudisce, e come tutti, partecipa alla ricerca del famoso easter egg che darà accesso all'immensa eredità lasciata dal creatore di Oasis.

Il suo unico amico è Aech un altro gunter come lui, con il quale si crea un rapporto di stima reciproca, che andrà poi anche oltre la vita virtuale.

Quello che vuole insegnare questo libro in generale, è proprio che spesso si riesce a essere molto più veri e sinceri virtualmente di quanto si possa esserlo nella realtà.

Questo perché vengono a cadere tutta una serie di convenzioni ed imbarazzi, primo fra tutti il disagio della fisicità. Su Oasis ognuno può essere ciò che vuole e come vuole, ed in questo modo traspare tutta la personalità che invece non è possibile esternare nel mondo reale a causa del giudizio della società.

Parzival: Siamo su OASIS, qui non siamo altro che nuda personalità.
ART3MIS: mi permetto di dissentire. Tutto delle nostre personalità è filtrato dai nostri avatar, il che ci permette di controllare il nostro aspetto e la nostra voce quando siamo a contatto con gli altri, OASIS ti permette di essere chi vuoi essere. É per questo che é diventato una specie di droga.

Pertanto è bello sapere anche che questo concentrato di personalità che viene mostrato online, genera amicizie solide e durature come quelle reali, se non addirittura più forti, perché le convenzioni cadono e restano solo i buoni principi, che non si possono non trasportare anche nella realtà. 

Mentre parlavamo, assecondando il rituale che due persone seguono di solito quando si conoscono, mi resi conto che noi ci conoscevamo già, e meglio di chiunque altro. Eravamo legati a livello mentale. La capivo, mi fidavo di lei e le volevo bene; era mia amica. Niente era cambiato né sarebbe cambiato per un dettaglio irrilevante come il sesso, il colore della sua pelle o il suo orientamento sessuale.

Insomma Ready Player One é un libro molto ricco di contenuti, che non é fatto solo per mero intrattenimento, tutt'altro. Se avete voglia di fare una lettura diversa, se siete amanti di internet e dei social, vi consiglio questa lettura.

Ringrazio infine Alessandra di RaggyWords per aver organizzato l'evento e Silvia di Abookplaylist per le grafiche bellissime che potete vedere qui sotto.

mercoledì 7 luglio 2021

Blog tour: Le 5 fasi dell'elaborazione del dolore in Sette minuti dopo la mezzanotte di Patrick Ness

Bentrovati cari lettori,

Oggi mi dedicherò ad un argomento non facile, ma che sento comunque di dover approfondire in quanto lo trovo davvero importante.
Nessuno, e dico davvero nessuno, vorrebbe mai trovarsi nella condizione di dover affrontare il dolore, né quando si tratta di se, né quando c'è necessità di aiutare una persona cara a superare un momento difficile.

Sono rimasta davvero positivamente colpita però, da come Patrick Ness in Sette minuti dopo la mezzanotte, sia riuscito a scrivere una storia che parla al cuore di chiunque provi dolore, normalizzando un processo estremamente difficile da elaborare, con il risultato che alla fine del libro, una volta chiuso, ci si senta come abbracciati da qualcuno che sussurra: Va bene cosí, é tutto ok, ce la farai.

Molto penso sia dovuto al fatto che Siobhan Dowd, coautrice della storia, stesse attraversando un momento particolarmente difficile quando ha iniziato a buttare giù il canovaccio del romanzo. Infatti, era all'ultimo atto della malattia che le ha poi portato via la vita. Pertanto, credo sia riuscita a imprimere nelle sue parole, ciò che lei stessa stava provando in prima persona.

La storia di Sette minuti dopo la mezzanotte, si basa sul modello di Kübler-Ross, una psicologa che nel 1969, ha ideato uno schema in cui venivano presentate le cinque fasi del dolore ossia: Negazione, Rabbia, Contrattazione, Depressione ed Accettazione.

Non tutti coloro che soffrono le attraversano tutte e cinque, alcune persone addirittura non si identificano in nessuna di esse, ma nella maggior parte dei casi il percorso prevede queste tappe prima di arrivare all'accettazione di un dolore che può essere relativo a qualcosa di grave come la malattia o la perdita di un caro, o qualcosa di meno grave come la fine di un amore, o una delusione cocente.

Nel nostro caso, Connor, il piccolo protagonista della storia le attraversa tutte.
Il libro si apre proprio con il concetto di Negazione, Connor vive da solo con la sua mamma, per la quale a soli 13 anni fa veramente di tutto, dal cucinare al fare le pulizie al sostenerla quando la sua malattia si acutizza. É faticoso, ma si fa forte del fatto che le cure che vengono somministrate a sua mamma la salveranno. É nel momento in cui sua nonna si trasferisce a casa loro per aiutare, che la fase di negazione di Connor inizia a vacillare. Non accetta l'aiuto della donna in quanto é convinto che non sia necessario, ma é anche il momento in cui compare il Mostro, la figura che lo accompagnerà nel suo doloroso percorso. 

La storia prosegue e la madre di Connor viene ricoverata in ospedale, lui é costretto a vivere a casa della nonna, inizia ad affacciarsi l'idea che le cose stiano peggiorando senza che lui possa fare nulla per aiutare la sua mamma, per cui si manifesta il desiderio di distruggere tutto ciò che gli sta intorno, che Connor asseconda, per il desiderio di venire punito per le sue colpe. 

Si rende però subito conto che questo non é il modo giusto di reagire, perché gli adulti, non lo puniscono per ciò che ha fatto, ma lo compatiscono ed abbracciano il suo dolore. Si conclude così la fase della Rabbia.

Connor però continua a non capire perché il mostro si ripresenti ogni notte, quale sia il suo scopo, e ad un certo punto, quando sua mamma continua a peggiorare, pensa che lui sia li per salvarla e lo supplica disperatamente affinché la salvi. Si trova nella fase di contrattazione, che gli restituisce speranza, lo aiuta a reagire alla situazione, ma é solo una panacea che si esaurirà non appena la mamma di Connor smetterà di reagire positivamente alle nuove cure.

Soggiunge quindi la depressione, Connor non si sente compreso, pensa che le persone intorno a lui lo evitino, si sente invisibile e questo lo addolora, l'unica persona in grado di comprenderlo sta pian piano scomparendo e lui si sente, inutile.

Il libro si chiude con l'ultimo atto in cui aiutato dal mostro, finalmente capisce che l'unico modo per uscire dalla situazione è fare cadere il mondo di illusioni che vedono sua mamma guarire, e guardare dritto in faccia la verità, che é il mostro più spaventoso di tutti. Finalmente Connor riesce a dire la verità, a capire che di lì a poco la sua mamma non ci sarà più, affronterà la paura di perderla, e finalmente riuscirà a comprendere che l'unico modo per mettere fine alle sue sofferenze sarà quello di lasciarla andare.

Penso che questo, nonostante rientri nella narrativa per ragazzi, sia un libro che possa essere adatto a qualunque target di età, purtroppo la vita é fatta di gioie, ma soprattutto di dolori, per i quali ognuno di noi é alla ricerca di un balsamo in grado di lenirli.
Sette minuti dopo la mezzanotte, potrà dare il suo contributo palliativo a chiunque ne abbia bisogno, in quanto é in grado di affrontare un argomento così delicato, con cognizione di causa, facendo sì che il lettore si senta avvolto in un caldo abbraccio e si senta meno solo nell'affrontare le difficoltà che la vita gli riserva.


giovedì 1 luglio 2021

Sette Minuti dopo la mezzanotte Patrick Ness - Recensione

Autori: Patrick Ness, Siobhan Dowd
Traduzione: Giuseppe Iacobaci
Collana: Oscar Fantastica
Editore: Mondadori
Titolo orginale: A Monster Calls
Pagine: 240
Formato: Brossura
Prezzo: 10,50 euro


Salve lettori e bentrovati,


Con la recensione di oggi spero di sfatare un mito vecchio come il mondo, ma che purtroppo é ancora troppo diffuso.

Mi si irrigidiscono le sinapsi ogni volta che sento dire che la narrativa per ragazzi é poco interessante, poiché ricca di contenuti banali, tematiche poco aderenti alla vita degli "adulti" e quindi viene catalogata come di serie B.

Ecco io inviterei chi crede in queste affermazioni a leggere Sette minuti dopo la mezzanotte. L'idea per questo libro é stata buttata giù dalla scrittrice Siobhan Dowd, durante la fase terminale della sua malattia. Il testimone é stato poi passato a Patrick Ness per far sì che questo libro vedesse la luce.


Quello che aveva erano i personaggi, una premessa dettagliata e l'inizio. Quello che non aveva, sfortunatamente, era il tempo


E non possiamo che essere felici del fatto che Ness abbia portato avanti egregiamente questo splendido
lavoro, con una delicatezza e un piglio tali da prendere per mano il lettore dalla prima pagina, e continuare a tenergliela anche a libro chiuso.

La storia di Conor, é una di quelle storie di cui nessuno vorrebbe mai trovarsi ad essere il protagonista. Sua mamma é malata di cancro, e Ness ci racconta delle ultime fasi della vita di questa donna, ma soprattutto di come Conor, riuscirà ad affrontare, e superare la perdita.

Ad aiutare Conor, ci sarà un Mostro che gli racconterà delle storie dove nulla é ciò che sembra, dove il confine tra bene e male, giusto o sbagliato, é così sottile da poterlo confondere, in cui spesso la decisione più tragica, risulta essere anche la migliore per far sì che le persone possano vivere serenamente.

Il percorso di Conor nell'accettazione del dolore non é semplice, lui é convinto del fatto che la mamma guarirà, mentre invece grazie all'aiuto del Mostro inizierà ad elaborare anche la possibilità che questo possa non accadere. Ciò lo renderà nervoso, impulsivo, rabbioso, e la cosa bella é che nessun adulto gli dirà che questo é sbagliato. Lo aiuteranno a vivere il suo dolore con pazienza e a volte anche lasciandosi andare a queste stesse emozioni, a dimostrazione del fatto che anche questi sentimenti, per quanto brutti, o sconvolgenti, sono da vivere.


Sette minuti dopo la mezzanotte é un libro in grado di suscitare emozioni forti, é un libro che ti scrolla le spalle con forza e ti costringe ad aprire la mente e gli occhi, ma é anche in grado di fornire un supporto emotivo duraturo. Una volta chiuso, ci si sente tristi ma arricchiti di una forza d'animo impareggiabile, che dà una spinta forte e decisa a chiunque sia stato in grado di empatizzare con la storia, è la stessa sensazione di dolce tranquillità che si avverte alla fine di un temporale, che é stato brutto si, ma ha lavato il nostro mondo che adesso appare limpido e brillante di tutti i colori che la vita ci offre, se solo imparassimo a lasciare andare le cose negative che ci asfissiano.

Penso che sia un aiuto per chiunque stia vivendo un momento particolarmente difficile della propria vita, è una storia triste ma che è in grado di lasciare impresso qualcosa nella mente. Aiutano sicuramente il linguaggio semplice e diretto dell'autore, che non gira intorno al problema ma lo affronta a viso duro, senza indorare la pillola. Anche qui emerge chiara la volontà di dimostrare che la vita è dura, ma per quanti schiaffi possa rifilare, c'è sempre un modo per uscire dal tunnel, e lo si può fare solo affrontando i problemi con coraggio, senza costruire muri di false illusioni dentro le quali vivere.

Gli esseri umani sono bestie complicate, credono alle bugie consolatrici pur conoscendo la realtà dolorosa che le ha rese necessarie.

E ora vi chiedo: alla luce di quanto letto fin qui, pensereste ancora che la narrativa per ragazzi sia effimera? 

Ringrazio Nia per aver organizzato il Review Party per il quale ho scritto questa recensione e la Mondadori per la copia digitale omaggio.


giovedì 24 giugno 2021

La Repubblica del Drago Recensione








Salve lettori e ben ritrovati!

Pensavo che questo articolo non avrebbe mai visto la luce, perché il primo volume di questa saga ossia La guerra dei papaveri, per me é stato davvero un disastro (qui trovate la recensione), per cui non avevo assolutamente in programma di continuare la saga in quanto messa sul mucchio dei: Ma che cos'hanno letto i miei poveri occhi! Eppure devo ringraziare l'impegno di Alessandra del blog RaggyWords per aver organizzato l'evento e la Mondadori per il file digitale, per avermi in qualche modo convinta a proseguire. Nella vita davvero mai dire mai!


Inizio ad anticipare che, a mio modesto parere, La Repubblica del Drago, é stato moooolto più bello del primo libro, il quale mi chiedo perché mai abbia visto la luce, ma vabbè...perdono alla Kuang questa defaillance SOLO perché ha saputo riprendersi alla grande.

 Vi lascio le due trame e poi andró a sproloquiare debitamente sull'argomento:


La Guerra dei papaveri:
 Orfana, cresciuta in una remota provincia, la giovane Rin ha superato senza battere ciglio il difficile esame per entrare nella più selettiva accademia militare dell’Impero. Per lei significa essere finalmente libera dalla condizione di schiavitù in cui è cresciuta. Ma la aspetta un difficile cammino: dovrà superare le ostilità e i pregiudizi. Ci riuscirà risvegliando il potere dell’antico sciamanesimo, aiutata dai papaveri oppiacei, fino a scoprire di avere un dono potente. Deve solo imparare a usarlo per il giusto scopo...

Rin ha passato a pieni voti il kējǔ, il difficile esame con cui in tutto l'Impero vengono selezionati i giovani più talentuosi che accadranno a studiare all'Accademia. Ed è stata una sorpresa per tutti: per i censori, increduli che un'orfana di guerra della provincia di Jī potesse superarlo senza imbrogliare; per i genitori affidatari di Rin, che pensavano di poterla finalmente dare in sposa e finanziare così la loro impresa criminale; e per la stessa Rin, finalmente libera da una vita di schiavitù e disperazione. Il fatto che sia entrata alla Sinegard – la scuola militare più esclusiva del Nikan – è stato ancora più sorprendente. Ma le sorprese non sono sempre buone. Perché essere una contadina del Sud dalla pelle scura non è una cosa facile alla Sinegard. Presa subito di mira dai compagni, tutti provenienti dalle famiglie più in vista del Paese, Rin scopre di avere un dono letale: l'antica e semileggendaria arte sciamanica. Man mano che indaga le proprie facoltà, grazie a un insegnante apparentemente folle e all'uso dei papaveri da oppio, Rin si rende conto che le divinità credute defunte da tempo sono invece più vive che mai, e che imparare a dominare il suo potere può significare molto più che non sopravvivere a scuola: è forse l'unico modo per salvare la sua gente, minacciata dalla Federazione di Mugen, che la sta spingendo verso il baratro di una Terza guerra dei papaveri. Il prezzo da pagare, però, potrebbe essere davvero troppo alto.

La Repubblica del Drago:
 Già tre volte nella sua storia il Nikan ha dovuto combattere per sopravvivere alle sanguinarie Guerre dei papaveri. Il terzo conflitto si è appena spento, ma Rin, guerriera e sciamana, non può dimenticare le atrocità che ha dovuto commettere per salvare il suo popolo. E ora sta scappando, nel tentativo di sfuggire alla dipendenza dall'oppio e agli ordini omicidi della spietata Fenice, la divinità che le ha donato i suoi straordinari poteri. Solo un desiderio la spinge a vivere: non vuole morire prima di essersi vendicata dell'Imperatrice, che ha tradito la sua patria vendendola ai nemici. E l'unico modo per farlo è allearsi con il signore di Lóng, discendente dell'ultimo Imperatore Drago, che vuole conquistare il Nikan, deporre l'Imperatrice e instaurare una repubblica. Né l'Imperatrice, né il signore di Lóng, però, sono ciò che sembrano. E più Rin va avanti, più si rende conto che per amore del Nikan dovrà usare ancora una volta il potere letale della Fenice. Non c'è niente che Rin non sia disposta a sacrificare per salvare il suo paese, e ottenere la sua vendetta. Così si getta di nuovo nella lotta. Perché in fondo lottare è ciò che sa fare meglio.



La Repubblica del Drago è un libro davvero molto intenso, ricco di colpi di scena piccoli e grandi, soprattutto sul finale, che il lettore non si aspetta e contribuiscono indubbiamente a rendere la storia scorrevole ed interessante. 

È intenso anche per la quantità di tematiche affrontate con una qualità di concetti e contenuti ineccepibili. Gli orrori della guerra sono descritti con estrema vividitá, e questo aiuta molto a incastonare problemi gravi come possono essere lo stress post-traumatico dei soldati, o il fenomeno dei profughi di guerra. La Kuang é bravissima a metterci difronte a delle situazioni talmente orrorifiche e talmente realistiche che é impossibile non comprendere ed empatizzare con le scelte di queste persone. Il tema dei profughi e degli sfollati, in particolare, l'ho sentito davvero molto attuale e vicino, soprattutto perché l'Italia é attualmente coinvolta in una situazione del genere, e bisognerebbe essere meno schizzinosi nei confronti di queste persone che sono solo in cerca di aiuto e di una vita migliore.

C'è anche una forte componente geopolitica e strategica che mi é piaciuta tanto, in quanto ha dato alle situazioni quel piglio in più che di solito manca nel genere epico contemporaneo. Mi é piaciuto vedere come i protagonisti si preparavano meticolosamente ad affrontare le battaglie, e come per un dettaglio si possa rovesciare una situazione da positiva in negativa.

Tutta la battaglia sul piano politico é davvero ben studiata, ed estremamente realistica, la Kuang ci pone problemi che non sarebbe impossibile riscontrare nel nostro sistema sociale, l'autrice ha studiato ogni mossa e si vede perché nulla viene lasciato al caso, cita spesso manovre di famosi strateghi quali Sun Tsu e non perde un colpo.

Mi é piaciuto soprattutto il fatto che gli scontri fossero perlopiù navali, e questa é una cosa di cui poco si legge, poiché é necessario approfondire la conoscenza delle imbarcazioni, delle tecnologie marittime, della terminologia, che non é scontato che il lettore conosca, é stato un'azzardo, ma davvero ben riuscito.

Terminerei con la cosa che ho apprezzato meno, ossia i personaggi.
Rin la protagonista, per me continua ad essere scialba, insulta ed inadatta al suo ruolo, si sente la mancanza di un buon protagonista con una verve attrattiva, anche se il tutto é compensato dai molteplici personaggi secondari che rubano continuamente la scena e rendono la storia interessante ed affascinante, i miei preferiti sono stati Kitay e Vaisra, ma non posso dire di più, perché qualsiasi altra affermazione potrebbe essere uno spoiler.

Che dire, sono davvero entusiasta di questa lettura che non ha nulla a che vedere con il primo volume, quindi io vi consiglierei di proseguire, staremo poi a vedere come si concluderà questa saga che mi ha saputo davvero stupire.