Oggi mi dedicherò ad un argomento non facile, ma che sento comunque di dover approfondire in quanto lo trovo davvero importante.
Nessuno, e dico davvero nessuno, vorrebbe mai trovarsi nella condizione di dover affrontare il dolore, né quando si tratta di se, né quando c'è necessità di aiutare una persona cara a superare un momento difficile.
Sono rimasta davvero positivamente colpita però, da come Patrick Ness in Sette minuti dopo la mezzanotte, sia riuscito a scrivere una storia che parla al cuore di chiunque provi dolore, normalizzando un processo estremamente difficile da elaborare, con il risultato che alla fine del libro, una volta chiuso, ci si senta come abbracciati da qualcuno che sussurra: Va bene cosí, é tutto ok, ce la farai.
Molto penso sia dovuto al fatto che Siobhan Dowd, coautrice della storia, stesse attraversando un momento particolarmente difficile quando ha iniziato a buttare giù il canovaccio del romanzo. Infatti, era all'ultimo atto della malattia che le ha poi portato via la vita. Pertanto, credo sia riuscita a imprimere nelle sue parole, ciò che lei stessa stava provando in prima persona.
La storia di Sette minuti dopo la mezzanotte, si basa sul modello di Kübler-Ross, una psicologa che nel 1969, ha ideato uno schema in cui venivano presentate le cinque fasi del dolore ossia: Negazione, Rabbia, Contrattazione, Depressione ed Accettazione.
Non tutti coloro che soffrono le attraversano tutte e cinque, alcune persone addirittura non si identificano in nessuna di esse, ma nella maggior parte dei casi il percorso prevede queste tappe prima di arrivare all'accettazione di un dolore che può essere relativo a qualcosa di grave come la malattia o la perdita di un caro, o qualcosa di meno grave come la fine di un amore, o una delusione cocente.
Nel nostro caso, Connor, il piccolo protagonista della storia le attraversa tutte.
Il libro si apre proprio con il concetto di Negazione, Connor vive da solo con la sua mamma, per la quale a soli 13 anni fa veramente di tutto, dal cucinare al fare le pulizie al sostenerla quando la sua malattia si acutizza. É faticoso, ma si fa forte del fatto che le cure che vengono somministrate a sua mamma la salveranno. É nel momento in cui sua nonna si trasferisce a casa loro per aiutare, che la fase di negazione di Connor inizia a vacillare. Non accetta l'aiuto della donna in quanto é convinto che non sia necessario, ma é anche il momento in cui compare il Mostro, la figura che lo accompagnerà nel suo doloroso percorso.
La storia prosegue e la madre di Connor viene ricoverata in ospedale, lui é costretto a vivere a casa della nonna, inizia ad affacciarsi l'idea che le cose stiano peggiorando senza che lui possa fare nulla per aiutare la sua mamma, per cui si manifesta il desiderio di distruggere tutto ciò che gli sta intorno, che Connor asseconda, per il desiderio di venire punito per le sue colpe.
Si rende però subito conto che questo non é il modo giusto di reagire, perché gli adulti, non lo puniscono per ciò che ha fatto, ma lo compatiscono ed abbracciano il suo dolore. Si conclude così la fase della Rabbia.
Connor però continua a non capire perché il mostro si ripresenti ogni notte, quale sia il suo scopo, e ad un certo punto, quando sua mamma continua a peggiorare, pensa che lui sia li per salvarla e lo supplica disperatamente affinché la salvi. Si trova nella fase di contrattazione, che gli restituisce speranza, lo aiuta a reagire alla situazione, ma é solo una panacea che si esaurirà non appena la mamma di Connor smetterà di reagire positivamente alle nuove cure.
Soggiunge quindi la depressione, Connor non si sente compreso, pensa che le persone intorno a lui lo evitino, si sente invisibile e questo lo addolora, l'unica persona in grado di comprenderlo sta pian piano scomparendo e lui si sente, inutile.
Il libro si chiude con l'ultimo atto in cui aiutato dal mostro, finalmente capisce che l'unico modo per uscire dalla situazione è fare cadere il mondo di illusioni che vedono sua mamma guarire, e guardare dritto in faccia la verità, che é il mostro più spaventoso di tutti. Finalmente Connor riesce a dire la verità, a capire che di lì a poco la sua mamma non ci sarà più, affronterà la paura di perderla, e finalmente riuscirà a comprendere che l'unico modo per mettere fine alle sue sofferenze sarà quello di lasciarla andare.
Penso che questo, nonostante rientri nella narrativa per ragazzi, sia un libro che possa essere adatto a qualunque target di età, purtroppo la vita é fatta di gioie, ma soprattutto di dolori, per i quali ognuno di noi é alla ricerca di un balsamo in grado di lenirli.
Sette minuti dopo la mezzanotte, potrà dare il suo contributo palliativo a chiunque ne abbia bisogno, in quanto é in grado di affrontare un argomento così delicato, con cognizione di causa, facendo sì che il lettore si senta avvolto in un caldo abbraccio e si senta meno solo nell'affrontare le difficoltà che la vita gli riserva.
Mi si drizzano i peli sulle braccia ogni volta che sento parlare di questo libro, specie se penso a come l'autrice stesse esorcizzando la paura della sua morte imminente
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