La quinta stagione
Autore: N. K. Jemisin
Traduttore: Alba Mantovani
Casa Editrice: Mondadori
Ciao Lettori!
La quinta stagione di N. K. Jemisin rientrerà quasi certamente fra i miei libri preferiti di questo 2020.
I motivi sono parecchi, primo fra tutti, è indubbiamente lo stile dell'autrice che mi ha catturata sin dalla prima pagina. Questo non è un libro per tutti, è molto complesso sia dal punto di vista del worldbilding, sia per la caratterizzazione dei personaggi ma anche per la storia in sè, in cui si è catapultati sin da subito, senza avere il tempo di capire bene cosa stia succedendo, si sprofonda fra i termini nuovi che il glossario alla fine del testo, aiuterà moltissimo a comprendere. E' una storia che lascia senza fiato, pagina dopo pagina si fa divorare inesorabilmente, è ricco di colpi di scena e la penna della Jemisin sa essere anche molto cruda in determinati momenti, ma questo secondo me aggiunge il famoso fattore x che fa pensare di aver letto un'opera bellissima.
Questo è il primo libro di una trilogia della quale qui in italia grazie alla Mondadori, sono già arrivati i primi due capitoli, e del secondo parleremo la prossima settimana, per cui stay tuned!
Ora vi lascio la trama in modo che possiate farvi un'idea:
È iniziata la stagione della fine. Con un’enorme frattura che percorre l’Immoto, l’unico continente del pianeta, da parte a parte, una faglia che sputa tanta cenere da oscurare il cielo per anni. O secoli. Comincia con la morte, con un figlio assassinato e una figlia scomparsa. Comincia con il tradimento e con ferite a lungo sopite che tornano a pulsare.
L’Immoto è da sempre abituato alle catastrofi, alle terribili Quinte Stagioni che ne sconquassano periodicamente le viscere provocando sismi e sconvolgimenti climatici. Quelle Stagioni che gli orogeni sono in grado di prevedere, controllare, provocare. Per questo sono temuti e odiati più della lunga e fredda notte; per questo vengono perseguitati, nascosti, uccisi; o, se sono fortunati, sono presi fin da piccoli e messi sotto la tutela di un Custode, nel Fulcro, e costretti a usare il loro potere per il bene del mondo.
È in questa terra spezzata che si trovano a vivere Damaya, Essun e Syenite, tre orogene legate da un unico destino.
Come anticipato, il worldbilding è davvero complesso, come deducibile anche dalla trama, il tutto si ambienta in questo mondo il cui unico continente è l'Immoto, le quattro stagioni si alternano regolarmente, ma ne esiste anche una quinta che è il prodotto di vari eventi geologici che sono in grado di distruggere il continente, e solo coloro che saranno ben equipaggiati ed istruiti, potranno sopravvivere e ricostruire tutto ciò che è andato distrutto.
Inverno, primavera, estate, autunno; la quinta è la morte, e di tutti decide la sorte.
ANTICO PROVERBIO. [cit.]
Nella costruzione dell'ambientazione, è intuibile l'attenzione che l'autrice ha verso il problema dei cambiamenti climatici, in questo libro vengono spiegati i problemi generati dal surriscaldamento globale, che inseriti in questo contesto sembrano delle iperboli, mentre invece non lo sono.
E' molto complicato stabilire l'epoca in cui è ambientato il romanzo, gli spostamenti avvengono ancora con i cavalli, i carri o a piedi, addirittura su navi di legno, ed utilizzano armi rudimentali quali archi frecce, spade e coltelli, però hanno oggetti in plastica e corrente elettrica e tutti i confort domestici dei nostri giorni. Ed immagino sia proprio questa incongruenza a creare un pò di difficoltà al lettore, ma non solo.
Art by Joshua Mays |
Inizia il romanzo in medias res, l'effetto è quello di una secchiata di acqua gelida, le prime cinquanta pagine mandano in confusione, ma la sua scrittura incalzante non concede altra possibilità che non sia divorare le sue parole una dopo l'altra, spinti dalla voglia di comprendere meglio cosa stia accadendo.
Inoltre quello che sconvolge più di tutto è la destrezza e la padronanza nell'utilizzo della consecutio temporum che varia da capitolo a capitolo e da personaggio in personaggio, per la resa della quale è necessario fare tanto di chapeau alla traduttrice Alba Mantovani, sicuramente fra le più esperte che io abbia letto, il cui lavoro è stato davvero encomiabile. Questo perchè la Jemisin non si è di certo risparmiata nel coniare un linguaggio vero e proprio adattato alla sua storia, per il quale ha preso molta ispirazione dalla geologia, di cui denota un'ottima conoscenza, e che la Mantovani ha saputo rendere in Italiano in maniera magistrale. La terminologia da lei scelta, non stona affatto con il contesto. Il linguaggio usato è davvero molto rock'n'roll, ma attraverso di esso, riesce a rendere la caratterizzazione dei personaggi molto più concreta.
Infatti come per l'ambientazione, non si lancia in descrizioni minuziose dei suoi protagonisti, bensì le palesa poco per volta, facendoli scoprire attraverso gli occhi degli altri personaggi che peregrinano nella storia, oppure tramite astutissimi escamotage linguistici, con i quali spadroneggia incontrastata.
Essun, Damaya e Syenite, sono tre donne forti ma umane, non si trovano tracce di cavalieri senza paura e senza macchia, sbagliano, hanno paura, e sono caratterizzate così bene che il lettore empatizza con qualsiasi scelta, giusta o sbagliata, che loro intraprendono.
Attraverso di esse e la loro storia, traspare sicuramente l'impegno che la Jemisin, fiera donna afroamericana, profonde nell'attivismo politico per la difesa dei diritti e dell'uguaglianza razziale. Questo romanzo, infatti, è tutto incentrato su "quanti devono combattere per ottenere quel rispetto che agli altri è garantito" cit. Le nostre tre protagoniste, infatti, sono impegnate a lottare contro chi le vuole schiave, affermando la loro forza ribellandosi e prendendo la propria vita in mano lottando fortemente per avere diritto di scelta, e di affermazione, cose che per altri invece risultano scontate. Anche la controparte maschile è ben studiata ed interessante, fortemente umanizzata e sicuramente non manchevole rispetto a quella femminile. In questo libro non esiste disparità di genere, neppure sulle oppressioni sociali, che colpiscono indistintamente sia gli uomini che le donne, ma su questo è difficile aggiungere altro senza dover fare spoiler.
In conclusione, vorrei semplicemente dire che se la trilogia della terra spezzata ha vinto ben 3 premi Hugo consecutivi dal 2016 al 2018 come Miglior romanzo, un motivo c'è e potrete scoprirlo soltanto facendovi trascinare da questa bellissima esperienza di lettura che consiglio a chiunque voglia leggere qualcosa di davvero bello ed impegnativo sia per uno stile bello impeccabile e travolgente, che per una storia davvero appassionante.
Ringrazio Beatrice e Yelena per avermi dato la possibilità di leggere questo libro per questo evento in collaborazione con Mondadori per il quale nei prossimi giorni pubblicheranno anche altri bravissimi blogger, vi lascio di seguito le loro date, e io vi do appuntamento alla prossima!
Bellissima analisi come sempre, complimenti! Anche io ho adorato questo libro!
RispondiEliminaAvvincente!
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